E adesso da chi andiamo?
L’Aquila – LETTA RICEVEVA POLITICI O VENIVA DI PERSONA – CHE FINE FARA’ LA ZONA FRANCA? – E adesso che Gianni Letta non è più braccio destro di Berlusconi presidente (privatamente, potrà ancora esserlo, se lo vorrà ), da chi andremo a bussare? O meglio, da chi andrà il presidente Chiodi? Chi pazientemente parteciperà ai “tavoli” sulla ricostruzione, tra Chiodi e Cialente, Cicchetti e gli altri potenti del doposisma? Sotto tutti i punti di vista, l’Abruzzo e il cratere hanno incassato una sonora sberla con le dimissioni del premier e la caduta del Governo. Non per motivi ideologici o di parte, ma semplicemente perchè, come tutti ammettono, Gianni Letta era un amico, un abruzzese e un personaggio sapientemente vicino.
Ci si domanderà , a ragione, se è giusto, democratico, ammissibile che una comunità per uscire dalle rovine di un terremoto, debba aver bisogno di un santo in paradiso, quale era in sostanza Letta. La risposta è inequivocabile: no, non dovrebbero esserci bisogni del genere. Ma siamo in Italia, dove ognuno, se ha un diritto da far valere, ha bisogno di una conoscenza. In sostanza di una raccomandazione. In questo paese non funziona nulla, se non il frutto della raccomandazione.
Ci si domanderà , ancora, se nel prossimo governo ci sarà qualcuno disposto a occuparsi dell’Aquila e del cratere, nella tormentata, vasta ed esiziale crisi globale che si ha portati nei pressi del default. Che, per chi preferisce parole meno esotiche e più chiare, è semplicemente il fallimento. Ci chiederemo, soprattutto, se mai arriverà davvero la zona franca (che pare si sia persa tra i meandri burocratici europei). Chiediamoci se avrà un seguito, una utilità , il consiglio comunale dell’Aquila convocato per il 30 a Bruxelles. A spese dei singoli consiglieri, viene precisato frettolosamente, e di chi vorrà porgere loro un’offerta di aiuto.
Ecco, in sintesi, cosa ci chiediamo e cosa ci chiederemo. Sempre convinti che l’eclisse di Letta, per L’Aquila, sia stata un momento decisamente negativo. Magari qualcuno dirà il contrario e sbraiterà , come è stato fatto il 28 agosto in corso Federico II a L’Aquila, contro il garbato sottosegretario alla presidenza del consiglio. Ma il vulnus della sberla in faccia che ci è toccata, rimarrà e sarà dolente.
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