Il premier delle visite


L’Aquila – (Foto: Berlusconi con i rugbisti) – L’immagine di Silvio Berlusconi premier è e rimarrà indelebilmente legata alla memoria degli aquilani e degli abruzzesi, non perchè abbia fatto del bene all’Italia – come affermano in tanti – ma per le 27 visite del dopoterremoto. Mai era accaduto prima, e non accadrà mai più, che un primo ministro compia 27 visite in uno stesso luogo. Ora che Berlusconi si accomiata, una volta per tutte, e che qualcuno suona a Roma in attesa del suo arrivo al Quirinale (accade alle ore 19,30 circa) un “Alleluja”, forse sarà il caso, almeno a L’Aquila, si essere un pochino riflessivi. Non ci interessa il giudizio che viene dato, o sarà dato, sul politico Berlusconi e sulla sua era. Ci interessa ciò che il premier ha fatto, insieme con Gianni Letta, per l’area terremotata. Molto bene nell’immediato, meno bene dopo, e ancora bene quando due giorni fa ha firmato per la riduzione e il rinvio delle tasse arretrate. Se abbiamo un minimo di lucidità di giudizio, di capacità di ragionare, di obiettività, a Berlusconi (e a Letta) dobbiamo lealmente dire grazie. Dal 1907 l’Italia non subiva la distruzione di una città e lo sbando di 100.000 persone. Non era facile gestire una situazione così drammatica e grave. Il governo, a suo tempo, ci riuscì. Poi le cose sono andate sempre meno bene e siamo a 31 mesi dal sisma, senza un briciolo di ricostruzione degli edifici E.
Il meccanismo alla lunga non ha funzionato, il modello della ricostruzione si è rivelato fallimentare. Tanto più che le risorse (1,5 miliardi di euro) del primo “lotto” sono reali, ci sono. Non c’è la capacità di ricostruire, di organizzare, di far funzionare i meccanismi. Di usare i soldi. Forse c’è troppa voglia, viceversa, di accaparrarseli.
Noi da cittadini abruzzesi, tuttavia, abbiamo il dovere di una buona memoria e di un sereno giudizio. 27 visite sono state sicuramente una parata e spesso una passerella. Ma effetto lo hanno avuto, sia pure soltanto nell’immediato dopo sisma. Quando competenze e doveri decisionali sono passati alle nostre istituzioni e alle nostre burocrazie, la macchina si è inceppata.
E’ quindi anche con meditazione e con emozione che vediamo (o dovremmo vedere) abbassarsi il sipario su un pezzo di storia, in cui, nolenti e costretti, gli aquilani e tanti altri abruzzesi sono stati protagonisti. La passione politica dei “contro”, degli avversari irriducibili, dei ghigliottinatori, non deve accecare. Tutti, prima o poi, escono di scena. Sarebbe toccato, e tocca, anche a Silvio Berlusconi. Avrebbe potuto avere più stile, più misura, più decoro, da premier e anche da privato. I miliardi non sono tutto e non consentono tutto. Ma la verità storica neppure va dimenticata. Almeno nelle prime di quelle 27 visite, era commosso e parlava con il cuore. Era convinto di poter fare meglio di quanto, poi, altri pezzi dello stato e altre istituzioni, hanno fatto. Forse ne era sicuro, nella sua convinzione di onnipotenza e di superiorità. Una forma di sincerità? Non si può chiedere ad un uomo che ha denaro e potere di essere come gli altri. Forse Berlusconi aveva creduto di poter essere differente, da come è stato. Ora si volta pagina. Il futuro non è luminoso. Il domani spesso fa ripensare al passato. Good bye, cavaliere, non saremo in tanti, ma noi non dimentichiamo. A costo di beccarci, come spesso accade, qualche invettiva o qualche commento insultante. L’onestà di pensiero e la libertà delle idee vale questo ed altro.


12 Novembre 2011

Categoria : Cronaca
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