Catastrofi e amori amari


(di Carlo Di Stanislao) – “1Q84”, è una love story atipica, in cui si affrontano temi come la violenza, il sesso e la morte, oltre alla religione (insomma i grandi tabù dell’essere umano), con i protagonisti che si chiamano Tengo (lui) e Aomame (lei) . La vicenda è ambientato a Tokio, nel 1984, da cui, almeno in parte, il titolo. Inizia con Aomame, che scende le scale e si ritrova in un mondo parallelo. Dopo qualche incertezza, nota incongruenze con la realtà da cui proviene e inspiegabilmente inizia a compiere una serie di omicidi. Tengo è invece un insegnante di matematica che prepara gli studenti all’esame di ammissione all’università. Ha problemi a relazionarsi, è schivo (somiglia a tanti personaggi dello scrittore giapponese) e, per hobby, scrive romanzi che non vengono però pubblicati. L’hobby di Tengo dà modo a Murakami di introdurre un romanzo nel romanzo e di esporre le problematiche della letteratura Giapponese. Il romanzo, uscito in Italia all’inizio di novembre, spiega con semplicità sconcertante su che cosa si fondi il sistema dell’editoria contemporanea di massa: “Si lavora come in una fabbrica dove si costruiscono sveglie. Ingrandisci immagine. Se non ci si organizza così, la produzione in serie non può funzionare”. Però, siccome nel mondo della cosiddetta “letteratura alta”, rigido com’è, questi metodi non sono ufficialmente riconosciuti, si celano e si nasconodono, tanto mi si tratta di opere di Balzac o Murasaki Shikibu, ma si tratta solo di intervenire su un romanzo pieno di buchi, scritto da una liceale, per renderlo più presentabile e, soprattutto, vendibile. Senza ammorbarci con tante montature, Murakami mette in bocca al cinico editor Komatsu un bel principio di realtà. Che ci piaccia o no, le cose stanno così e Komatsu è uno dei rappresentanti del mondo così com’è. In questa trilogia attesissima, costata tre anni di concentrazione e silenzio stampa e già considerata il suo capolavoro, pubblicata in lingua inglese a ottobre 2011, fa e che in Giappone ha venduto un milione di copie in un mese, Murakami ha affinato l’arte dell’invenzione di mondi fino a superare le vette distopiche di un altro maestro, George Orwell, cui si ispira con l’ambientazione – le vicende si svolgono appunto nella Tokyo del 1984 – e con il titolo (a proposito: in giapponese le parole che indicano Q e il numero 9 sono omofone, quindi il titolo è giocato su quello della più celebre opera di Orwell). Haruki Murakami si è presentato al grande pubblico nel 1997 con il libro “Tokio blues/Norvegian wood”. Diventato simbolo intramontabile del disagio e della malinconia giovanili, il libro è stato tradotto in 33 lingue oltre ad essere stato trasformato nella sceneggiatura del film omonimo. Anche in questa trilogia lo stile resta invariato ed inconfondibile, fatto di descrizioni essenziali e minuziose che in 925 pagine si soffermano su particolari che possono sembrare ordinari, ma sono invece molto, molto significativi. Attesissimo, salutato in Giappone e nel resto del mondo come il capolavoro di Murakami Haruki, 1Q84 sgretola la realtà con la precisione e la forza del sogno, per esplorare le nostre ossessioni in tutti gli universi che potremmo abitare. Aomame è bloccata nel traffico. Dal sedile posteriore del taxi ascolta la Sinfonietta di Janácek, mentre l’ingorgo cresce e il tempo a sua disposizione si assottiglia. Nonostante i tacchi a spillo e la gonna corta, Aomame decide di abbandonare l’auto, scavalcare il parapetto della tangenziale e scendere per una ripida scala fino alla fermata della metropolitana. Sta cercando di raggiungere un lussuoso albergo di Shibuya e non può permettersi di arrivare in ritardo all’appuntamento, perchè sa che non avrebbe una seconda occasione. Tengo insegna matematica in una scuola preparatoria di Tokyo. È perseguitato da un unico, nitidissimo, ricordo della madre, una visione che non riesce ad interpretare e che ogni volta lo sconvolge. Se numeri e teoremi sembrano offrirgli un appiglio per decodificare il mondo, c’è qualcosa che non può fare a meno di raccontare con la scrittura. Non è ancora riuscito a pubblicare i suoi romanzi, ma accetta di lavorare come ghost writer alla Crisalide d’aria, il manoscritto bizzarro e magnetico della giovane Fukaeri. Aomame è inflessibile, metodica e spietata. Vendica le donne che subiscono una violenza con una tecnica letale e impalpabile, un “dono” che solo lei possiede. Tengo crede nell’equilibrio, ma c’è molto del suo passato che non riesce a ricostruire. E il libro che sta riscrivendo non farà che portarlo più lontano dalla realtà che conosce. Prima di 1Q84 per far capire a un non lettore di Murakami che cos’era quella inimitabile forma di surrealtà contaminata da ogni arte in cui i suoi romanzi ci immergono, si poteva fare riferimento alle opere di registi come David Lynch. O magari Federico Fellini. Oggi non basta più. Haruki Murakami si è spinto persino oltre le frontiere conosciute della fantarealtà di Inception di Christopher Nolan o del più tradizionale I guardiani del destino di George Nolfi, tratto non a caso da un racconto di Philip Dick. L’unica avvertenza sempre valida con questo Nobel eternamente mancato, rimane quella stampata dall’editore in quarta di copertina di 1Q84: “Attenzione: crea dipendenza”. Murakami è il traduttore in giapponese delle opere di Raymond Carver, che considera uno dei suoi mentori letterari e da cui ha preso parte dello stile e l’attenzione per gli individui umili, spesso disperati, che si dibattono e si trascinano tra le difficoltà della vita. Cos’ i suoi personaggi vivono tutti una sensazione di vuoto e di perdita, sia individuale che collettivo, che si presenta in modo diverso ma con un comune denominatore che è quello dell’attesa di qualcosa che è in procinto di accadere e che può considerarsi già catastrofe.


12 Novembre 2011

Categoria : Recensioni Libri
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