Ricostruzione, ora muoversi
L’Aquila – (di G.Col.) – L’effetto combinato di Gianni+Gianni=taglio tasse (Letta più Chiodi, con altri validi sostenitori come Del Corvo impegnati a Roma nei giorni scorsi) è valso più di un bombardamento chirurgico con bombe intelligenti. Il risultato è arrivato. Le tasse sono state tagliate e dilazionate in modo soddisfacente. Se qualcuno non è ancora contento, non può fare altro che arrangiarsi. Per la ricostruzione dell’Aquila e del cratere parecchi soldi ci sono, già erogati (e periodicamente elargiti da Chiodi, l’ultimo assegno da 11,5 milioni per gli albergatori), o già stanziati. Nonchè impegnati per i prossimi anni. Alla parola di un governo bisogna credere, altrimenti è finita: se i soldi saranno bugie, allora tireremo i remi in barca e sceglieremo la deriva. Se poi la crisi nazionale ci abbatterà , come Italia, ci sarà poco da fare…
Diciamo, anche toccando ferro, che le risorse sono disponibili, quindi. Il solo, enorme e inestirpabile bubbone è la burocrazia che frena e imbosca tutto. Rallenta, insabbia, scoraggia, devasta assai più di un terremoto, perchè se quest’ultimo è un fenomeno che colpisce e termina (speriamo), lasciando rovine e lutti, la burocrazia c’è e ci sarà sempre. Anzi, crescerà in proporzione agli impegni e alle cose da fare.
Il sindaco Cialente, nell’intervista a Inabruzzo.com di tre giorni fa, dice semplicemente: “Tutto si è fermato dal marzo 2010“. E’ il sindaco della città martire, saprà quello che dice. Problemi enormi, in sostanza un meccanismo, un modello che non ha funzionato, se sono trascorsi 31 mesi senza che un solo cantiere per edifici E sia stato aperto. L’inizio dell’inverno non porterà cambiamenti. Se il modello non ha funzionato, bisogna intervenire e adottarne un altro. Togliendo di mezzo persone e strutture che non hanno prodotto risultati. Molto semplice. Ci vorrebbe il coraggio di farlo, e forse l’apparato politico che sta tramontando non lo avrebbe avuto. Confidiamo in quello che verrà . E’ suicidio non produrre risultati, pur disponendo di risorse e uomini. Lo è ancora di più se nelle ferite si rimesta crudelmente, alla ricerca della pallottola. Ricostruzione, muoviamoci o davvero sarà tardi. I malati si possono curare, i morti no. E, ancora per Cialente, L’Aquila “è un malato grave”.
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