Tanti bisogni, e un centro islamico…


L’Aquila – Da Carlo Congiu riceviamo: “Pregiatissimo Dottor Colacito, in risposta alla sua pregiata nota al comunicato stampa da me inviato, sul centro islamico, volevo dirle che a me sembra che questa nostra martoriata città stia subendo troppo la pacifica invasione straniera. Grazie all’emanazione dell’ ordinanza comunale relativa all’accorpamento familiare non tra solo residenti, che regala punti inerenti l’assegnazione delle c.a.s.e. e m.a.p., questo nostro comune ha oggi quasi 5.000 immigrati ufficiali, contro i meno di 1.000 ante terremoto. Il tutto alla faccia degli aquilani stessi che sono ancora fuori sede o alloggiati in Hotel, caserme o in autonoma sistemazione. E’ normale? E’ normale che in una città che abbisogna di tutto e dove i fitti sono arrivati a livelli stratosferici (anche a causa di enorme disattenzione politica) apra un centro culturale islamico? Non ne faccio una questione razzista, tant’è vero che i razzisti sono loro, ma di priorità, decenza, dignità cittadina e prevenzione alla criminalità. La magistratura ancora non procede allo sgombro dell’asilo occupato classificato B e, quindi, ancora oggetto dell’ordinanza di sgombero sindacale mai ritirata, mi sa dire perché? Lei certamente è informato sui vati centri “sociali” italiani e sa che sono il covo di terroristi, drogati e quant’altro. Sono il covo di coloro che a Genova come a Roma e in altre occasioni, dimostrano bene qual è la loro idea di socializzazione. D’altro canto, come detto, a Milano s’insegnava le teorie del sacrificio e dell’attentato. Premesse, queste, per nulla rassicuranti! Ma già, L’aquila grazie a chi non si muove seppur dovrebbe, stà diventando una città di tolleranza … Il problema è che non tutti sono disposti a seguire questa rotta nè a sperimentare nuove realtà. Tra l’altro, non credo che ci siano i presupposti mentali da parte dei nostri concittadini che, stando a quanto si legge, sono al 60% oggetto di cure con psicofarmaci, grazie al terremoto. Non aggiungo altro, ma non tacciatemi di razzista o intollerante, per me è solo ingiusto ed inattuale”.
(Ndr) – Lungi da noi l’uso della parola razzista, almeno nei suoi confronti. Volevamo solo rilevare, nella nota, che ospitavamo il suo intervento, come facciamo anche oggi, senza condividerlo nel contenuto. La sua nota di oggi è molto più riflessiva e pacata e pone dei problemi, sui quali è saggio soffermarsi. in un civile dialogo.


09 Novembre 2011

Categoria : Dai Lettori
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