Isolarsi dal terremoto


L’Aquila – SPETTACOLARE TECNICA DI SOLLEVAMENTO DEI PALAZZI – (di Gianfranco Colacito) – (Foto: dall’alto, la piastra dell’edificio sollevata di 50 centimetri rispetto alla sottostante, un isolatore sismico e uno dei 32 martinetti sollevatori) – Tecnologia tutta italiana nell’intervento in corso in via Rauco, dove stanno sollevando un palazzo pesante 2200 tonnellate. E’ la Soles Consta spa di Padova ad operare, per la prima volta sotto gli occhi di tutti. In diretta, insomma. Come i presenti hanno visto ieri 8 novembre: un centimetro l’ora. 32 martinetti idraulici. Lo scopo è isolare l’edificio dalla forza delle onde sismiche.
Cerchiamo di chiarire meglio, astenendoci dal linguaggio tecnico, che è per specialisti, quindi non appartiene a chi scrive e nemmeno a molti di coloro che leggono.
Quando un edificio subisce una sollecitazione sismica la trasmette in tutta la struttura, facendola muovere con violenza, e spesso crollare. Come ben sappiamo a L’Aquila. Molto tempo fa, ai tempi del terremoto di Messina (1907), i tecnici pensarono forse per la prima volta che un edificio può essere isolato rispetto al suolo, in modo che le scosse non si trasmettano in tutta la struttura, devastandola. Possono essere se non fermate del tutto, ridotte in misura molto rilevante. L’idea è intuitiva. Sostanzialmente semplice, almeno in teoria. Oggi in tutto il mondo si lavora per isolare gli edifici. Per i più recenti, la cosa è fattibile. Per quelli che non hanno strutture a gabbia di cemento armato, si opera diversamente, ed è ovvio che il risultato è meno efficace. In Italia un grande contributo di studi e ricerche lo diede l’ing. Vincenzo Collina di Forlì, morto nel 2007. Oggi è doveroso ricordarlo.
L’edificio di via Rauco ha sei piani, è lungo 25 metri e profondo 12,5. Pesa, come dicevamo, 2200 tonnellate, ma non è questo il problema. Se in questo caso si stanno usando 32 martinetti, in altri casi se ne usano di più e si calcola la forza necessaria per ottenere risultati. Tutto è governato da centraline e da computer. Non esiste problema di stabilità dell’edificio sollevato, perchè si opera per compensare gli squilibri.
La tecnica è lineare. Prima si interviene sulla platea di base, scavando attorno alle fondazioni. La platea viene resa resistente e armata potentemente. Diviene rigida e fortissima. Una seconda platea di cemento fortemente armato viene costruita sulla prima, distaccata da essa, e incorpora i pilastri del palazzo. Nella seconda platea, piastra se volete, si inseriscono i martinetti che attivati spingeranno verso l’alto la seconda platea e ciò che si si appoggia, cioè il palazzo intero. Un centimetro al giorno, lentamente, si procede così al sollevamento per almeno 60 centimetri. Nello spazio tra la platea inferiore e quella superiore, si inseriscono gli isolatori sismici, detti an che smorzatori. Poi si riporta in basso l’edificio appoggiandolo sulla piastra che a sua volta è sostenuta dagli isolatori. Il terremoto lo riceve dal suolo la base della struttura, che si muove secondo l’accelerazione sismica, ma gli isolatori dissipano l’energia, che arriva alla parte alta molto smorzata. Più terremoto sotto, poco terremoto sopra. Nessun taglio, nessuno sgombero del caseggiato, che va solo alleggerito demolendo le parti danneggiate come i tramezzi, naturalmente nel caso aquilano dove il terremoto c’è stato ed ha colpito. In teoria, si potrebbe restare in casa mentre avviene il sollevamento seguito dal riposizionamento della casa sulla serie di smorzatori, che sono del tipo ALGA a pendolo scorrevole. Non molto grandi, di materiali speciali, sostituibili se occorre, dissipano l’energia anche sotto forma di calore. Molti altri interventi del genere sono previsti a L’Aquila. Che un domani potrà considerarsi città sicura. O almeno, speriamo che ciò accada.


09 Novembre 2011

Categoria : Scienze
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