Fondi scuole: una riflessione
L’Aquila – ( Scrive V.G.) – Nei giorni scorsi è stata pubblicata una lista che indicava la suddivisione dei fondi Cipe destinati alla messa a norma antisismica dell’edilizia scolastica in Abruzzo a seguito del sisma del 2009, il tutto suddiviso per comune e per intervento.
Da una breve analisi si nota innanzitutto come i fondi destinati ad un intervento emergenziale dovuto ad un evento sismico (ed è bene ricordare che il sisma ha avuto come epicentro L’Aquila), siano stati spalmati su tutta la regione: 13 milioni di euro alla provincia di Pescara, circa 3 milioni e 600mila euro alla provincia di Chieti e circa 4 milioni di euro a quella di Teramo. Naturalmente, come è logico aspettarsi, la somma più elevata spetta alla provincia dell’Aquila, tuttavia anche qui si può osservare un’incongruenza nella spartizione dei fondi fra le varie aree provinciali: sommando infatti tutti i comuni della Marsica notiamo che ad essi sono stati destinati più di 44 milioni di euro, con cifre ingentissime per le scuole di Avezzano e Celano; l’area peligna e l’alto sangro, che pur spesso lamentano pochi finanziamenti e considerazione politica, hanno visto arrivare più di 54 milioni di euro alle loro casse. E l’Aquilano? I comuni di questo territorio, praticamente il 90% del cratere sismico, non hanno visto arrivare più di 16 milioni di euro, paradossalmente con pochi fondi proprio alle scuole della città di L’Aquila.
Addirittura sembra, da quanto si apprende dal Provveditore alla Opere Pubbliche, che questi contributi saranno utilizzati nel resto della regione per finanziare interventi valutati e previsti prima del 6 Aprile e quindi indipendentemente dal terremoto.
Ora è da premettere una considerazione molto importante, cioè che la messa in sicurezza antisismica delle scuole dovrebbe sempre essere la priorità per ogni pubblica amministrazione, specie in un paese come il nostro, che da una parte presenta un territorio molto sismico e soggetto ad un elevato numero di calamità naturali, e dall’altra presenta un patrimonio edilizio sia pubblico che privato inadatto a fronteggiare eventi importanti come un sisma di una certa intensità, la messa a norma edilizia dovrebbe quindi essere finanziata con interventi mirati, specifici e con l’utilizzo delle più moderne tecnologie.
Interventi mirati e specifici appunto, non finanziamenti fatti con fondi emergenziali distribuiti a pioggia su di un intero territorio regionale in seguito ad un sisma che ha colpito un’area ben definita e circoscritta. Ma soprattutto finanziamenti che non vedano poi come area meno finanziata proprio quella del cratere con “in primis” la sua città capoluogo.
Chiodi afferma che L’Aquila già ha avuto quello che le spettava, cioè i MUSP. Ora questa sigla, che sta a significare “moduli ad uso scolastico provvisori”, presenta appunto un aggettivo, “provvisori”, che dovrebbe farci capire molto su come vanno e come dovrebbero andare le cose; Chiodi prospetta forse che nell’immediato futuro ( anche per i prossimi 20 anni) il resto della regione avrà scuole sicure mentre L’Aquila avrà scuole temporanee frazionate in mille container e prefabbricati?
Purtroppo viene da fare l’amara considerazione che per troppo tempo si è parlato di “terremoto d’Abruzzo” senza invece dire “terremoto di L’Aquila”.
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