Lavoro femminile, male in Abruzzo
L’Aquila – Nel triennio compreso tra il II trimestre 2008 e il II trimestre 2011 in Abruzzo ed in Umbria, in controtendenza con tutte le regioni italiane, la performance dell’occupazione femminile e’ nettamente peggiore di quella maschile. A rilevarlo e’ l’Osservatorio sull’imprenditoria femminile curato dall’Ufficio studi di Confartigianato su dati Istat. “L’Osservatorio – spiega Angelo Taffo, presidente di Confartigianato Abruzzo – ha fotografato in maniera molto chiara il mercato del lavoro femminile ed ha fatto anche un interessante confronto tra cio’ che accade in Italia e nei paesi dell’Unione Europea. Lo studio – prosegue Taffo – ha rilevato che nel 2010 l’Italia (48,8%), dopo Malta (57,7%), e’ il paese europeo con il piu’ alto tasso di inattivita’ femminile tra le donne di eta’ compresa tra i 15 ed i 64 anni”. Andando a fare un focus sui dati della nostra regione, emerge che l’Abruzzo, tra le 271 regioni europee prese in esame, e’ al 253esimo posto della classifica, con la posizione migliore rispetto alle regioni meridionali, ma nella ‘fascia nera’ rispetto alla situazione occupazionale femminile del nord Italia e dell’Europa, malgrado l’elevato grado di scolarizzazione. Tra le quattro province abruzzesi e’ Chieti a registrare il piu’ alto tasso di inattivita’ femminile con il 53,8%, mentre e’ L’Aquila ad essere la regione piu’ virtuosa con il 48,2% di donne inattive”. “L’analisi dei dati – afferma Daniele Giangiulli, segretario regionale dell’associazione degli artigiani – evidenzia, inoltre, che tra le regioni italiane l’Abruzzo e’ al 14esimo posto se si considerano le condizioni ambientali che favoriscono lo sviluppo dell’imprenditorialita’ e dell’occupazione femminile. Sono moltissimi gli indicatori analizzati dallo studio di Confartigianato – conclude Giangiulli – ma il dato sicuramente piu’ preoccupante e’ la percentuale di donne inattive nella nostra regione, con un calo del -3,0% contro il -1,0% di quella maschile, dato che indica come in Abruzzo la crisi ha colpito e picchiato duro anche sul mondo dell’imprenditoria femminile, mondo che sembrava avere un buon andamento generale prima della crisi”.
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