Halloween e Defunti in una città diversa, ingrigita e senza stimoli
L’Aquila – (Immagine: giochetto o scherzetto, che spesso diventa solo maleducazione e vandalismo – sotto Così era ridotto il cimitero aquilano due anni e mezzo fa, ora non è che sia tanto diverso…) – Halloween, la festa importata che tracima ogni anno di più tra i giovani e giovanissimi, e i Defunti ricordati in cimiteri sempre sconquassati, malconci, feriti dal terremoto esattamente come il giorno dopo quel 6 aprile. Novembre riporta a L’Aquila, città ingrigita e senza più stimoli vitali, i riti per i santi e per i morti, e la notte delle streghe, dei dolcetti, degli scherzetti mal digeriti, come tante altre abitudini importate, dai ragazzi di queste parti. Ingoiati ma non assimilati o compresi.
Nei quartieri del progetto CASE e o tra i tristi map della periferia e delle contrade limitrofe, Halloween impazza come altrove, ma diventa l’occasione per scatenarsi di bande di ragazzini sguaiati e strepitanti, anche in gesti vandalici e piccole vendette maleducate nei confronti di chi non molla dolcetti e regalini. Colla nelle serrature, schiuma nelle cassette postali, rifiuti davanti all’uscio e persino, ci raccontano, qualche vetro rotto a sassate. Naturalmente, grazie anche alla disinformazione e all’ignoranza che causano sempre danni, abbiamo percepito, le famiglie hanno percepito, Halloween come una specie di piccolo sfrenato ricatto, oppure come feste smodata, erotica, infarcita di orrori e orroretti, superstizioni e demonietti. Solo un’occasione per infrangere noie e regole consuete, in nome dell’americanismo deleterio importato da film e tv. Come c’era da aspettarsi, Halloween diventa un momento poco gradevole, un mercatino consumistico e soprattutto la scusa per esagerare. Le zucche vuote esistono, e non sono solo quelle vegetali con la candela tremolante accesa dentro.
Quanto al culto per i Defunti, è per gli aquilani la causa di un’ennesima reazione all’inerzia di chi in due anni e mezzo, ancora non riesce a sistemare rottami, rovine e rifiuti tra le tombe e le cappelle. Il malcapitato cronista incontrato per caso, vicino al cimitero aquilano, da alcune persone che lo conoscono, ne fa le spese, aggredito come un colpevole. Ha imparato a tenersi lontano. La gente se la prende con lui, come se avesse colpa o corresponabilità , dello stato di degrado imperante nella città dei morti.
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