Tsunami in Adriatico? Vi furono, anche se non in Abruzzo


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – L’Adriatico è poco più di un lago largo al massimo 150 km, quindi siamo tranquilli: niente tsunami… E’ proprio vero? Forse le cose stanno diversamente, se ricordiamo che oltre 20 anni fa, ci fu una piccola onda anomala a Pescara (causata da una frana lontana verso il sud dell’Adriatico). Ma c’è la storia a dirci che esistono resti di città e porti sommersi a largo del nostro mare, di fronte alla Torre di Cerrano e a Vasto, quando meno, indagati anche di recente da equipes di archeologi e sub-ricercatori. Fondali che molti secoli fa emergevano, quindi natura geologica irrequieta. Nei giorni scorsi, qualche scossa sismica a circa venti km dalla costa frentana ci ha anche ricordato che l’Adriatico è percorso da faglie attive. Due maggiori , quasi parallele, al centro del piccolo mare, una minore quasi trasversale alla costa, dal mare alla Maiella, esattamente dove ci sono stati i terremoti avvertiti a Fossacesia, Casalbordino e altri centri. L’Adriatico, quindi, non è così serafico e tranquillo – geologicamente – come si preferisce credere. Città e porti sommersi diranno pure qualcosa…
C’è poi la storia che ci aiuta.
Un maremoto in Adriatico potrebbe generare onde di tsunami alte fino ad un metro, proprio perchè i fondali sono bassi, specie nella zona centrosettentrionale del nostro mare. Vi sono, verso Sud, faglie importanti capaci di generare terremoti e quindi tsunami. La più pericolosa sotto l’Egeo. Secondo studi condotti sia in Italia che in Slovenia, la parte meridionale della Puglia, di fronte all’Albania, e il promontorio del Gargano, sono “le porzioni della costa adriatica di fronte alla minaccia più grande”.
Dall’anno 1000 a oggi, cinque maremoti sono avvenuti in Adriatico (sui 32 registrati in Italia). Catalogati dal Servizio sismico nazionale. Il primo avvenne nel 1511 nel Nord Adriatico e causò un innalzamento del mare a Trieste. Il secondo, ben più grave, colpì l’area tra il Gargano e il Molise nel 1627 (onde alte fino a cinque metri si abbatterono tra Fortore e San Nicandro, nei pressi del lago di Lesina, e colpirono anche Termoli e Manfredonia). Nel 1672 un maremoto interessò l’Adriatico centrale, causando inondazioni a Rimini. Sempre fra Rimini e Cervia si verificò un innalzamento del mare, in seguito a un terremoto, nel 1875. Più recentemente, nel 1979, il maremoto colpì l’ex Montenegro. Questo si legge negli studi storici su maremoti e tsunami in Adriatico.
Secondo valutazioni confortanti, le onde anomale da terremoti (molto lontani dalle coste adriatiche del centro-nord) potrebbero sollevare onde di tsunami di meno di mezzo metro. Possiamo quindi restare tranquilli. Comunque, se qualcosa dovesse accadere, non lo sapremmo che dai mass media, soprattutto Internet, visto che una rete di allarme antitsunami in Italia non esiste che in alcune isole del Sud, molto vulcaniche. Però sbaglia chi, peccando di ottimismo o di semplice disinformazione, afferma che lo tsunami dalle nostre parti è sconosciuto. L’Adriatico nella storia lo ha “assaggiato”, e come.


28 Ottobre 2011

Categoria : Scienze
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