Abruzzo celato – Santa Maria dell’Avella


Chieti – Riceviamo da Luciano Pellegrini: “In Abruzzo, da tempi molto lontani si è andati alla ricerca di luoghi solitari, come grotte e valli intervallate dal paesaggio montano, in cui rifugiarsi dai dolori e dai peccati umani, per trovare conforto nella spiritualità. Con un amico, L.B., mi sono recato a visitare l’abbazia medievale di Santa Maria dell’Avella, a Pennepiedimonte, ormai ridotta allo stato di rudere. Si parte dal “Ponte Avella” sulla SS. 263 sulla destra del Fiume Avella.Si attraversa il torrente e si inizia a camminare su una ripida carrareccia per un centinaio di metri.Appena la carrareccia appiana, si prende il sentiero sulla destra.
Era chiuso da rovi e ginepro, ora è stato bonificato, e si supera un piccolo ponte naturale. Con abile maestria è stato riempito con pietre la piccola parte mancante che ora da l’aspetto del ponte.
Seguendo il torrente, dopo circa un Km, si possono scorgere i resti di una antica abbazia, oggi interrata, in onore di “S. Maria della Avella”.
Non esiste molta documentazione su questa abbazia.
Il medioevo vide sorgere, nel X secolo, l’abbazia di Santa Maria lungo il corso del torrente Avella, ai piedi del centro abitato di Pennepiedimonte CH.
Nel 1070 Massarello, figlio di Giovanni, lo donò con tutte le sue pertinenze all’abbazia di San Salvatore a Majella di Serramonacesca. Verso il XV secolo fu abbandonata e cadde in rovina.
Tra le chiese sottoposte all’abbazia dell’Avella vi erano, San Giovanni, Santa Lucia e San Silvestro, di cui sopravvivono solo i toponimi nei luoghi ove sorgevano.
Santa Maria dell’Avella fu rievocata nell’inventario dei beni dell’abbazia redatto nel 1365.
Nelle visite apostoliche della fine del ’500 viene ricordata abbandonata e in parte già crollata. Oggi non restano che pochi ruderi, sempre meno interessanti.
Grancia o grangia ( granaio – deposito di grano. Nome che i camaldolesi certosini ed altri ordini monastici dettero alle loro fattorie -ndr), del monastero dell’Avella era “l’Eremo di Fratanard o Fratanallo” ora grotta pastorale.
La grotta Fratanallo, posta lungo lo stesso versante alla quota di circa 950 m. non viene menzionata nei documenti dell’epoca, ma alcune strutture murarie ancora visibili e un’antica tradizione, ancora viva, che ricorda la presenza dei monaci, portano ad ipotizzarvi l’esistenza di una piccola dipendenza del monastero, utilizzata sia come zona eremitica e sia per il ricovero delle greggi per il pascolo.
Tra le rovine dell’abbazia fu rinvenuta nel 1700, una piccola statua di pietra locale della Madonna dell’Avella che fu collocata all’esterno dell’abside della chiesa Parrocchiale di S.Silvestro e San Rocco di Pennapiedimonte,costruita in stile barocca agli inizi del 1700.
In occasione della Pasqua del 2001, la statua della Vergine proveniente dalla distrutta abbazia medievale di Santa Maria dell’Avella, restaurata, fu riportata all’interno della chiesa parrocchiale in una nicchia dell’abside.

Il sentiero che porta ai ruderi dell’abbazia è indicato con dei segnali rossi sulle rocce o sugli alberi per cui è impossibile perdersi.
Lungo il sentiero sono stati realizzati dai monaci diversi terrazzi rinforzati con muri di roccia.
Viene da chiedersi come hanno fatto i monaci a portare le rocce in questi posti ed a sollevarli da terra per innalzare il muro…
In seguito i contadini del luogo hanno utilizzato questi terrazzi sino al 1960 per coltivarci patate, fagioli ed altri ortaggi.
Questa zona veniva chiamata “ Schiarafizzi”.
Il sentiero è molto suggestivo, non difficile, anche se ogni tanto c’è da superare qualche gradone di roccia.
I ginepri cresciuti a dismisura sono diventati alberi.
Ci sono faggi, frassino, pungitopo.
Si attraversa un piccolo torrente che serve per far scorrere l’acqua del sovrastante serbatoio quando viene svuotato per la manutenzione, e poco dopo si raggiunge lo spazio dove sorgeva l’abbazia.
La parete rocciosa reca la scalfittura di numerose buche che sono servite a infilare le travi per il sostegno della struttura dell’abbazia.
Sula parete sono visibili diversi canali che convogliavano le acque piovane per l’uso quotidiano.
Ho percorso la traccia di un sentiero che affianca la parete.
Avendo come riferimento le buche scavate nella parete, mi sono reso conto della grandezza dell’abbazia.
Purtroppo anche questo sentiero era chiuso, ma con pazienza l’ho bonificato.
Stimolato, ho seguitato a percorrerlo e dopo una decina di minuti sono uscito fuori dalla faggeta e con sorpresa mi sono trovato sotto il terrazzo del “Balzolo” di Pennapiedimonte.
Molto piacevole vedere il paese da questo posto…ed anche la “Penna” cambia forma dalla attuale vista.
I monaci per raggiungere il paese e Fratanallo percorrevano questo sentiero che in realtà, dall’uscita del bosco al terrazzo del Balzolo,ha un dislivello di 200 metri.
Quindi una bella passeggiata.
Attratto dal posto, ho individuato un altro sentiero che portava verso il torrente.
L’ho seguito, ho dovuto farmi strada con difficoltà fra ginepro e rovi, ed alla fine sono arrivato nella forra dove scorre il torrente.
L’ambiente infonde angoscia, mestizia, preghiera.
C’è una calma surreale interrotta improvvisamente da un fruscio di foglie e da un cinguettio di un uccello.
Spaventato ho cercato di capire ,ma ho fatto appena in tempo a vedere questo grosso volatile prendere il volo.
Da una parete gocciola acqua di sorgente e potabile come un sudario, che si raccoglie in una pozza.
Era l’acqua che i monaci bevevano!
Ho percorso per un po la forra che ha una bellezza indimenticabile!
Sono tornato indietro e mi sono soffermato ad ammirare la scoperta più bella di questo posto.

Sulla parete dove sorgeva l’abbazia è stato scolpito un rosone con la forma dell’ostia.
Il pane spezzato, cioè il corpo di Cristo, che nella sua geometria circolare rappresenta la perfezione divina.
Nell’ostia sono state incise le lettere che sono le iniziali di INRI ( Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum»)- e JHS (Indica il nome ΙΗΣΟΥΣ cioè “Iesous”, Gesù).
Al centro dell’ostia è stata incisa una fessura che ha la forma di una forcola la “Y”.
A tal proposito è bene ricordare che il nudo uomo, il Cristo, affisso sulla roccia, non è su una croce (morte) e non è neppure ancorato al pane eucaristico (vita), ma è sovrapposto esattamente sul segno della Y (simbolo scout), all’intersezione dei tre rami con un perno che gli trafigge il cuore, quasi a simboleggiare che tutte le strade devono, comunque alla fine, convergere nel cuore dell’uomo. F.G.

Chi ha pensato questa realizzazione?
Un capo AGESCI ( Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) di Chieti, con Il clan/fuoco composto da rovere/scolte del gruppo scout Agesci a cui apparteneva, volle, nel lontano 1988, recuperare la storia, la tradizione ed invitare tutti ad essere custodi della sua Natura.
F.G., questo le iniziali di questo capo scout, voleva trovare un luogo della spiritualità.
Scelse Santa Maria dell’Avella, un piccolo luogo di meditazione e preghiera, in cui sia uomini sensibili che religiosi possono ritrovare la propria dimensione spirituale.
La forcola è un bastone a forma di Y (come una fionda), simbolo della branca Rover/Scolte.
Il suo significato è nella capacità di fare scelte importanti per la propria vita, dove le scelte divengono fondamentali per la vita dell’adulto che sarà poi, ci obbliga a scegliere quale via intraprendere per proseguire cammino.
Voleva essere un messaggio di F.G. o per lui significava una scelta importante?
Infatti quasi sotto l’ostia, F.G. ha inciso nella roccia la forcola e dentro c’è una data.
Forse era tormentato per qualche scelta?

Il 6 giugno del 1988 si verificò un fatto di cronaca che i familiari però hanno smentito.
I mass media, lunedì 6 giugno 1988, riportarono la notizia che F.G. non era tornato a casa ed i parenti preoccupati lanciarono l’allarme.
Si organizzarono squadre di soccorso e la sua vettura fu trovata parcheggiata nelle vicinanze del ponte dell’ Avella a Pennapiedimonte.
A notte fonda lo ritrovarono.
I giornali diffusero la notizia che volesse fare l’eremita!
I parenti hanno dichiarato che fu un falso allarme perché F.G.era solito recarsi nell’abbazia per pregare ed avere un po’ di pace.
Quel giorno, nel guadare il torrente sul torrente Avella, scivolò e si bagnò gli abiti.
Arrivato all’abbazia, pensò di far asciugare i vestiti, ma il tempo non era favorevole, la giornata era piovigginosa ed umida.
Probabilmente non si accorse dell’ora tardi impegnato nella preghiera e non immaginava di aver fatto alzare un polverone.
Si trovò verso le 23,30 un gruppo di persone che lo stavano trovando.
Quindi, rivestitosi, tornò a casa.
F.G. rimase male di tutta quella pubblicità, in effetti non era successo niente.
Successivamente a F.G. venne l’idea di realizzare l’ostia. E’ stata scolpita sulla pietra della Maiella, dall’unico scalpellino operante in Pennapiedimonte,Nicola Carideo fra il 1988 e il 1998.
Dovette montare l’impalcatura che F.G.chiese in prestito ad una ditta edile del paese.
Lo trasportò a mano aiutato dai giovani del clan e dalle ragazze del fuoco.
La scultura del Cristo fu realizzata da Sergio Mezzanotte di Chieti e fatta fondere nel 1988 presso la fonderia vaticana, dal Clan del gruppo scout dove apparteneva F.G. nella stessa circostanza in cui avveniva la fusione del busto in argento del Patrono della Città di Chieti, San Giustino.

Dieci anni dopo , precisamente SABATO 13 giugno 1998, “vigilia della celebrazione del Corpus Domini”, fu fissata la scultura in bronzo di Cristo nel luogo dove anticamente sorgeva l’Abbazia di Santa Maria dell’Avella.
Ci fu una processione e numerosi cittadini di Pennapiedimonte parteciparono volentieri a questa inaugurazione.
Però bisognava raggiungere il luogo su un sentiero montano!
Prese parte anche una nonna, novantenne, che per l’occasione indossò il soprabito, il foulard, le scarpe nere con mezzo tacco largo ed una enorme borsa.
Era festa e lei partecipò con gli abiti appropriati.
Si racconta che non volle assolutamente essere aiutata lungo il percorso.
Negli anni successivi questo luogo seguitò ad essere frequentato.

Successivamente, sfortunatamente, nel 2008 F.G. è morto a 57 anni.
Pura coincidenza le tre date: 1988-1998-2008?
Per alcuni anni, i parenti ed amici per ricordarlo hanno effettuato una processione e celebrato una messa in questo luogo.
Oggi il luogo è stato dimenticato dai paesani, dagli amici.
Qualche volta viene visitato dai parenti. Ho ritenuto necessario far conoscere questo luogo e la storia di questa abbazia.


27 Ottobre 2011

Categoria : Cultura
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