Se ci volete morti, ditelo


L’Aquila – I TRE NEMICI DELL’AQUILA – (Foto: il Parlamento europeo) – Ricostruzione zero. Economia in coma. Disoccupati un mare. Precari senza speranza. Turismo scomparso, anzi mai nato. Commercio più che in ginocchio, prono. Stato psicologico, fortemente depresso. Malattie in aumento. Gente emigrata, tanta. E altra che fa la valigia. Disarticolazione del tessuto sociale, incancrenita. Se a qualcuno dispiace, pazienza, ma questo in estrema sintesi è il ritratto dell’Aquila e di decine di centri del suo hinterland.
A questa realtà, che conta e spera sulla zona franca (benchè vi siano in molti delle motivate perplessità), l’Europa e la politica italiana e locale rispondono che ci sarà un incontro. Dopo due anni? E’ evidente che siamo fuori di testa, anche a livello comunitario, dove evidentemente non si è bussato alle porte giuste e con la dovuta energia. La politica, italiana, abruzzese e comunitaria, deve avere il coraggio a viso aperto di dire hic et nunc (qui e adesso) se la zona franca ci potrà essere e, in caso affermativo, quando. In caso negativo, si dica soltanto NO. Lo dicano a Bruxelles, a Roma e nei palazzi del potere regionale. Tempi lunghi, procedure complesse, assicurazioni, promesse: basta. L’Aquila ha il diritto di sapere se avrà o no la zona franca, altrimenti trarrà le sue conclusioni e farà ciò che ritiene giusto fare. Magari rinunciare, vendere e andar via. Può darsi che qualcuno, acquattato nei palazzi, stia aspettando proprio questo: ottimi affari da portare a termine con gente sfiduciata, stanca e disperata. Può darsi pure che, nell’imminenza delle elezioni, qualcuno la stia tirando per le lunghe per poi diffondere urbi et orbi la lieta novella. Sarebbe una tattica semplicemente vergognosa, ma purtroppo in questo paese siamo abituati al peggio, anzi ce lo aspettiamo specie quando la torta è grossa e appetitosa.
Se la politica ha una dignità o un residuo di dignità, specie quella aquilana, parli e dica la verità. Nessuno vuol convincersi che la corda tirata troppo alla fine si spezza? E’ un errore. La sfortunata città fondata da Corradino e Federico di Svevia sa, oggi, di aver due nemici: il terremoto ricorrente (e sottovalutato) e la falsità sfrontata di chi non ha il coraggio di dire le cose come stanno. O forse un terzo nemico, se stessa, per aver troppo a lungo tollerato beffe e inganni.


25 Ottobre 2011

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