I testimoni: “Spinti a morire da rassicurazioni e silenzi”
L’Aquila - (Nella foto Daniela e Pier Paolo Visione – Sotto il palazzo crollato invia Campo di Fossa, e pochi metri vicino, una voragine nella strada) – Fermo, dignitoso nel dolore che non si spegne, come per la sua famiglia, il commercialista Pier Paolo Visione ha puntato oggi il dito, da testimone, contro gli imputati. La famiglia ha perso una figlia, Daniela, la sorella di Pier Paolo, e i suoi due figlioletti, trovati abbracciati nell’ultimo istante nella loro vita, tra la macerie di un palazzo venuto giù come una frana in via Campo di Fossa. Uno dei mille momenti strazianti dell’immediato dopo terremoto, quando L’Aquila era polvere, macerie, buio, urla, sirene, luci saettanti nello scenario della catastrofe.
Visione dice al giudice Billi: “La commissione ci ha in sostanza spinti su una strada mortale. Ha minimizzato dati, come erano stati nascosti studi sul rischio sismico aquilano, noti da decenni. E come decine di edifici a rischio erano utilizzati. Ha dunque fatto una previsione, e previsioni sui terremoti non se ne possono fare. Le istituzioni hanno anestetizzato la gente. Circolava la stupida voce secondo la quale più scosse ci sono meglio è, perchè si scarica l’energia. Gli scienziati avrebbero dovuto dire come stavano le cose”. Visione, coinvolto emotivamente, è stato invitato a non polemizzare dal giudice Billi. Il commercialista, come amministratore del giornale on line InAbruzzo.com, seguiva attentamente il terremoto nel suo evolversi durante i mesi tra il dicembre 2008 e se di marzo 2009. Ha confermato che nessuno forniva notizie, spiegazioni, istruzioni su come ci si dovesse comportare. Era come se tutto fosse ovattato e insonorizzato.
Ecco le sue parole: “Si attiva anche la redazione del portale che amministravo. Ero contento sia come amministratore, perché il mio direttore, Gianfranco Colacito, si era mosso con un cameraman per fare cronaca, sia come cittadino, perché arrivavano i massimi esperti. Il video era in piena evidenza sulla home page”.
L’Aquila, abituata ai terremoti, ha sempre avuto – ha detto Visione – un comportamento semplice e coerente: c’erano scosse, si usciva di casa, anche sommariamente vestiti, perchè ‘arrivava la replica’. Nel 2009 le rassicurazioni giocarono invece un ruolo determinante. Daniela Visione avrebbe voluto rifugiarsi in una casa di legno, ma, prendendo per buone le esortazioni alla calma, quella notte tornò a casa con i suoi bambini.
“Poi, però, le rassicurazioni che Visione ha contestato. Lo Stato diceva che non c’era pericolo. Stato assassino, lo definisco io” ha detto il dr. Visione. Evidente la commozione di tutti coloro che in aula assistono al processo.
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