Le categorie, gli avvocati: “Tornerò a L’Aquila”
L’Aquila – “InAbruzzo.com” continua ad esplorare le sensazioni, i pensieri, le condizioni delle varie categorie professionali e lavorative aquilane. Dopo aver sentito un giovane commercialista, Enrico Coluzzi, oggi diamo la parola ad un giovane avvocato, Massimiliano Di Scipio. Ecco cosa ha scritto.
“Devo solo decidere in quale città lavorare”. E’ quanto mi ha detto una cara amica, pubblica dipendente, qualche giorno dopo quel terribile 6 aprile che ha cambiato per sempre, in ogni caso, le vite di Noi Aquilani. E già: per chi percepisce un reddito fisso e sicuro, è coperto in caso di malattia o di infortunio e si vede versati i contributi previdenziali e assistenziali con regolarità, il futuro è sicuramente meno plumbeo rispetto a quello di un libero professionista senza più casa, senza più studio, senza più reddito, senza più certezze!
Soprattutto se, come nel caso di specie, il professionista in questione è un giovane che aveva quasi terminato la fase di inserimento in un mercato rigido e competitivo come quello dell’avvocatura aquilana. La mia personale esperienza è, infatti, assimilabile a quella di molti giovani colleghi e colleghe che, non avendo alle spalle uno studio già avviato, hanno potuto fare affidamento, dopo l’abilitazione professionale, soltanto sulla propria preparazione e su una incrollabile tenacia, ma quando tutti i sacrifici compiuti stavano per dare i frutti sperati, si sono ritrovati a dovere ricominciare nemmeno da zero, ma ben sotto lo zero.
Perché, com’è naturale, i primi proventi dell’attività si investono nell’acquisto dello studio, dei testi e dei software, per segnare il passaggio dall’era degli eterni praticanti a quella degli avvocati, anche in considerazione del fatto che l’investimento nel mattone era considerato sicuro: nessuno di noi avrebbe mai immaginato che trenta secondi ce lo avrebbero sgretolato insieme ai sogni in esso custoditi. Per questo ritengo che non si possano giudicare i colleghi che hanno deciso di trasferire altrove l’attività.
Non si può restare alla finestra in attesa che la Nostra Amata Città sia messa in condizione di ripartire, in special modo quando i clienti sono dei privati cittadini e non banche, assicurazioni o società che, in qualche modo, assicurano sempre un minimo di contenzioso.
E’ difficile, se non altamente improbabile, infatti, che chi vive nelle tendopoli abbia ancora voglia, pazienza e soldi per intraprendere azioni legali, anche perché già prima del sisma alla …. tanta voglia, corrispondeva poca pazienza e ancora meno soldi.
Ogni discorso sulla ripresa, inoltre, è, a mio avviso, semplicemente sterile, almeno fino a quando l’attività sismica non cesserà in maniera definitiva. Fino ad allora le pie intenzioni non potranno essere convertite in realtà.
E non possono essere certo considerarsi un incentivo a restare in città le scarse (anche se benedette !) provvidenze statali e della Cassa Forense. Da un lato, gli ottocento euro mensili per soli tre mesi (aprile, maggio e giugno) erogati dall’I.N.P.S. a favore dei lavoratori autonomi sono già stati spesi prima ancora dell’accredito; dall’altro, la scelta della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense di evitare un forfait uguale per tutti gli iscritti, ma di ancorare il contributo al fatturato dell’ultimo anno, ha penalizzato ovviamente, la fascia più debole e bisognosa di sostegno, quella dei giovani avvocati (anche se, a onore dei colleghi più anziani, il criterio ha una sua logica, perché premia chi più ha versato nel corso degli anni).
Sono convinto, in ogni caso, che l’amore per L’Aquila e il sostegno per la sua rinascita sono indipendenti dalla scelta dei singoli di trasferirsi pro tempore, visto che si può contribuire alla causa a prescindere dalla presenza fisica nella città martoriata.
Ad esempio, con l’aiuto dell’amico e collega Avv. Andrea Battistella del Foro di Pescara e di alcune associazioni con lui in contatto, a circa dieci giorni dal terremoto abbiamo, tra le altre iniziative, consegnato al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati dell’Aquila, il Consiglio dell’Ordine nel quale anch’io sono iscritto, una tenda multimediale munita di dodici computer portatili forniti di software, a riprova che si può essere utili anche a distanza.
Per concludere questi brevi pensieri trovo, quindi, perfette le parole di Marjane Satrapi (autrice di fumetti iraniana, vincitrice con il film Persepolis del premio della giuria di Cannes nel 2007) tratte dall’ultimo numero del settimanale “Internazionle”:
“Chi lascia la sua patria può vivere ovunque. Io però mi rifiuto di tornare in Iran solo per morire. Un giorno in Iran ci vivrò. Altrimenti la mia vita non avrà avuto senso”.
Io farò lo stesso all’Aquila”.
(Nella foto: A destra con la camicia rossa l’avv.Massimiliano Di Scipio, accanto a lui l’avv. Antonello Carbonara)
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