Terremoto, piani e ignavia: “Speriamo che non fa”
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – “SPERIAMO CHE NON FA” – (Foto: stazioni di rilevamento sismico e sismografi) – La signora con due soli denti e la busta di plastica con la spesa dice: “Fijiu mè, speriamo che non fa“. Le abbiamo chiesto se ha sentito la scossa 3,3 dell’altra sera, nel progetto CASE. La risposta è elusiva. Ma più o meno scolpisce mentalità e atteggiamento di istituzioni e politica: speriamo “che non fa“. Ignavia allo stato puro, o peggio, ma lasciamo andare: oggi vogliamo solo ragionare, tirare le somme su cosa accade.
SCOSSE – Invece, scosse e ancora scosse. L’Appennino è tornato instabile tra Gran Sasso, Laga e Valle Aterno. Gli epicentri di questi giorni sono almeno tre, diversi. Si sapeva, ma la natura ce lo ricorda. Si sapeva per i più – diciamo – superficiali, dal 6 aprile 2009. Per chi ha più memoria, dal settembre 1950 (scossa 5,1, epicentro Campotosto). Per chi ha letto qualche libro, la minoranza, da sempre.
TRE VOLTE – Quando una città che ha soltanto sette secoli, come L’Aquila, è stata distrutta tre volte, qualche cosa da valutare ci sarà pure. Per non contare i mille e mille terremoti “minori”, e la sequenza drammatica partita dal dicembre 2008, culminata in aprile 2009, continuata per due anni. Ora sappiamo anche che forse è sempre in atto. Gli strumenti dicono che la terra non si è mai veramente fermata. Ma tanti preferiscono fare come le tre scimmiette. Se non gli trema la sedia sotto il sedere, il terremoto non c’è. Invece c’è. Senza gettare croci addosso a nessuno, riflettiamo.
EDUCAZIONE SISMICA – Non esiste un’educazione sismica. A scuola niente di niente, Le istituzioni aggirano l’argomento o restano mute. Avvenne persino nel marzo 2009, quando in tanti avrebbero dovuto allertare, avvertire, rendere edotti. Nessuno lo fece. C’è un processo, aspettiamo la sentenza.
ESERCITAZIONI – Non esiste un’abitudine alle esercitazioni antisimiche. In Inghilterra, paese senza terremoti, le fanno. Pragmatici, i britannici pensano: “Non si sa mai”. Dall’aprile 2009 ad oggi non ce n’è stata una. Prima, non ce n’erano mai state. Eppure, ricordano i giornali, un piano di protezione civile l’amministrazione Tempesta lo aveva approvato nel 2004. C’eravamo, ricordiamo. Sappiamo anche che da allora nessuno ne ha più parlato. Insabbiato, sepolto, oscurato. Da chi e perchè? Da tutti, ma il perchè non lo sappiamo.
PREPARAZIONE – Non esiste una preparazione della città tra le più sismiche d’Italia – L’Aquila, oggi distrutta – ad eventi che pure sono quanto meno probabili: i terremoti. Non esiste nulla di nulla, tant’è vero che le aree di sosta, di raccolta e di accoglimento sono disegnate su carte ignote ai più, e dichiarate esistenti. Ma nessuno sa dove siano. Se serve, si corre alla cieca verso piazza d’Armi, i giardini pubblici, le zone periferiche aperte. fango, polvere, buio. Niente acqua, niente luce, niente corrente, niente segnali, nemmeno una tettoia o un gazebo per organizzare i primi interventi.
EDIFICI SICURI? – C’è di più e di peggio: un’ unìfinità di case ed edifici che tutti sapevano a rischio, ma abitati come se fossero sicuri. Sono quasi tutti crollati. 309 morti, migliaia di feriti, migliaia di usciti di testa. Danni colossali.
Oggi, una quantità di case rimesse in sesto ma con quale grado di sicurezza antisismica, nessuno può dirlo o lo dice. Quanto all’informazione su cosa fare, come ripararsi là per là , dove fuggire, quando farlo, cosa avere con sè, è zero spaccato. Ognuno fuggirebbe alla disperata, verso dove capita, senza neppure (è accaduto) una maglia nell’auto, visto che fa già freddo come d’inverno.
CENTO PER CENTO – Le istituzioni hanno ignorato il problema al cento per cento, oltrepassandolo verso false convinzioni in una protezione civile, rivelatasui poi localmente precaria, raffazzonata, basata sul gran cuore dei volontari e basta. Ora la natura dà degli avvisi, che possono anche non signfiicare il peggio, sia chiaro. Il più delle volte le serie di scosse si esauriscono. Il 6 aprile 2009 non lo fecero. Ma in troppi non lo hanno imparato.
POLEMICHE – E rieccoci alle polemiche, agli scambi di accuse, ai comunicati asettici che sbandierano realtà uguali ad ectoplasmi. La classe politica è paurosamente amebica. Brancola non nel buio, ma nelle tenebre profonde. Spera che non accada, forse prega santi e dei che non l’ascoltano, sdegnati anche loro.
Corriamo a consultare il bollettino sismico on line dell’INGV: un cupo e un leggero fremito ci è sembrato un altro terremoto. O forse è stata la suggestione.
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