Gheddafi e l’orrore dei vincitori
(di G.Col.) – (Foto: Gheddafi, un addio?) – Ore ed ore di orrore, le immagini di Gheddafi straziato, del cadavere che viene ostentato su Internet come in un’ora di gloria. I forti hanno vinto sul dittatore, le bombe – le poche che restano – possono tornare nei magazzini. Alla prossima grande parata di fuoco e di truculenza. Ora possiamo tranquillamente riprendere a pompare petrolio e gas verso i nostri tempietti del consumo. Almeno finchè potremo permettercelo…
Il dittatore passeggiò sotto un ombrello bianco parasole lungo le curve della ss.17, presso Antrodoco. Meditava affari con le locali terme. E molti altri con lui. Allora era un amico dell’Europa, un tipo che portava tende arabe e amazzoni (con due tette, non una sola), faceva colore, e i potenti d’Occidente trovavano conveniente genuflettersi alle sue stranezze. Chi sa se, nei giorni dell’odio, ha mai ripensato a quella tranquilla passeggiata di meditazione tra le montagne abruzzesi e laziali. Poi la Libia divenne inferno di fuoco e bombe “intelligenti” e la sua infinita arroganza immolò sull’altare del sacrificio – caro a certe convinzioni islamiche – migliaia di inutili “eroi”, morti per nulla alle porte della mitica Sirte. Morto adesso anch’egli. Avrebbe potuto salvarsi e fuggire con le sue sterminate ricchezze, al sicuro nelle nostra banche. Ha scelto, forse consapevole, forse folle, l’estremo sacrificio. Fra due anni nessuno si ricorderà di lui. Il tempo di stringere patti e fare affari con la nuova Libia. La vita è davvero incomprensibile, come ha detto il poeta novantenne prima di svanire nell’empireo delle stelle.
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