“Indignados” dal ‘divide et impera’
(di G.Col.) – Ogni occasione è buona per vedere il fuoco della polemica diventare più vivido, come i carboni ardenti quando si soffia nel camino. Il rischio aumenta quando ci sono occasioni ufficiali e taccuini di cronisti pronti a riempirsi. E’ accaduto di nuovo oggi, nell’eruzione polemica del presidente Chiodi contro il sindaco Cialente. Il primo attacca il secondo. Il governo, dice, ha fatto il suo dovere. E’ il comune che non produce nulla. Il sindaco, presumibilmente, rispedirà le accuse al mittente e dirà che Chiodi è ignaro e accusa a vanvera. Cose sentite mille volte. persino banali.
Di tutto questo la gente che ha subito il terremoto è arcistufa. Una litania polemica ormai fievole e ripetitiva, scontata quasi in ogni parola. Le istituzioni litigano, e dalla lite non esce nulla di nulla. Il Comune forse davvero non sa dove mettere le mani, se ha prodotto – come ha fatto sapere a pochi intimi qualche tempo fa – una specie di bozza di piano, consegnata a Letta. Chiodi forse dovrebbe, da saggio e da commissario, cercare una strada meno spigolosa. Roma, tra un black bloc e l’altro, dovrebbe forse prendere in mano la situazione e imporre dei termini, scaduti i quali i soldi tornerebbero a casa. E’ il solo modo per uscirne. Le brutte maniere. O fate questo entro questa data, o vi togliamo tutto e facciamo noi.
Così stando le cose, viene in mente solo l’antico detto latino “divide et impera”. Metti zizzania e comanda come ti pare. La storia del terremoto del 2009 e anni seguenti (ormai oltre due e mezzo) comincia a puzzare. Indignati siamo ormai tutti. Alcuni cominciano ad esserlo di brutto, e potrebbero essere non black, ma neroverdi.
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