Tagli rivoluzionari? Macchè, stipendi d’oro
L’Aquila – Devono essere arrugginite e incrostate, come quelle nella nostra foto, a causa dell’inattività annosa, le forbici del presidente della Regione Gianni Chiodi. Infatti, non tagliano proprio. “Farò tagli rivoluzionari” è l’annuncio che il 3 luglio Il Centro, in un vistoso titolo, attribuiva al nostro governatore. Una pia intenzione, sicuramente onesta e determinata come la natura personale di Gianni Chiodi: ma non più di un’intenzione. Infatti, dieci giorni dopo alla Regione non ci sono nomine nè tantomeno tagli, risparmi, riduzioni di stipendi d’oro ed emolumenti intascati da persone che hanno solo “meriti” politici, esigue competenze, ma soprattutto un ben modesto paniere di risultati raggiunti. Chiodi, evidentemente, è nelle sabbie mobili di una sacca di potere che i partiti gestiscono a loro piacimento, nè meno, nè meglio di quanto sta scritto nella storia abruzzese degli ultimi decenni. Prima, almeno, c’erano gli strapoteri di Gaspari e Natali, che davano e producevano risultati. Un Abruzzo, quello di allora, cresciuto a dismisura. Metodi da padrinaggio? Ovvio. Però, almeno, funzionavano: messo un velo pietoso su etica politica e gestione democratica dei poteri, la gente almeno otteneva concretezze.
Chiodi è un presidente fresco, bisogna dargli fiducia, c’è l’emergenza terremoto e tutto il resto. C’è, soprattutto, una crisi economica e di fiducia che tracima ed esonda come i fiumi in piena. D’accordo. Però dalla crisi e dalle difficoltà emergono e tengono la testa fuori dall’acqua (diciamo acqua per educazione…) fior di privilegiati alla guida di enti e sottoenti, veri centri di potere, ai quali oggi aspirano i nuovi potenti. I frutti dell’attuale regime politico. La spartizione fu, è e sarà forse per sempre la regola.
In questi enti (che in realtà sono formicai di vip e portaborse da premiare per la loro dedicazione elettorale) esistono persino vistose disparità di trattamento. All’Aret (azienda regionale per l’edilizia) il commissario percepisce 3.800 euro mensili, mentre i presidenti locali “appena” 2.500 euro mensili. Un consigliere di amministrazione intasca 1.000 euro mensili. Non chiediamoci quanto lavora: rispondiamoci senza esitazione che non si è mai ammazzato nessuno, di questi personaggi, di eccessiva fatica. Il presidente dell’ARPA è un principe: becca 65.500 euro annui. Poco meno il presidente della Sangritana: 56.000 euro.
40.000 sonanti euro spettano al presidente della Finanziaria regionale, stessa somma al presidente di Abruzzo Sviluppo. Sviluppo? Chi sa quale, visto che siamo con le pezze al sedere e coliamo a picco rispetto all’intero Mezzogiorno. Uno che presumibilmente lavora, il presidente della SAGA (gestione aeroporto Pescara) intasca soltanto 20.000 euro annui. Chi sa quali sono, o furono, i criteri di retribuzione di questi VIP, alcuni dei quali lavorano e producono, ma non diventano ricchi, al contrario di altri. Chi? Ve lo diciamo subito e tenetevi forte: il commissario dell’Azienda regionale del turismo percepisce l’astronomica somma di quasi 125.000 euro l’anno. E il turismo abruzzese? Piange, se fosse per loro… Quel poco che realizza, è merito di operatori, iniziative private, ideuzze, sagre, libere scelte di chi viene da noi perchè l’Abruzzo è bello.
Nababbi sui 130-140.000 euro annui sono i manager delle ASL, ma almeno quelli lavorano e si sudano la busta paga.
Il direttore generale dell’azienda ARSSA (sviluppo agricolo) è un signore da 92.000 euro l’anno. Sen altrettanto bene vivesse l’agricoltura abruzzese, tutto sarebbe più accettabile. In un altro ente che si occupa di agricoltura, il boss ha dei tranquillizzanti assegni annui di 47.000 euro. Chi guida il CIAPI (formazione professionale) porta a casa quasi 70.000 euro annui. Spiccioli a chi guida l’azienda per il diritto allo studio: 14.500 euro. Spiccoli per modo di dire: sono sempre una trentina di vecchi milioni di lire, quasi 3 al mese…
Ha voglia Chiodi a tagliare. Dovrebbe cominciare con queste rispettabili somme, eliminando (verso il basso) incomprensibili disparità e inaugurando il sistema del rendiconto: cosa hai prodotto tu? Verifiche ogni tre mesi. Chi non lavora non fa l’amore. Ma la politica Celentano non lo conosce. Il presidente da 100.000 euro l’anno con auto blu e autista spieghi a chi lo ha nominato cosa ha fatto diciamo nei primi sei mesi del mandato, cosa ha dato di utile all’ente e agli abruzzesi. Se può farlo, resti pure. Altrimenti, chi lo ha raccomandato se lo riprenda e glieli dia di tasca sua i 100.000 euro. Magari a mazzette da 10 euro ben legate, così diventano mattoncini e di taglio sulla fronte, possono anche far male… (G.Col.)
(Nella foto: Le forbici del presidente Chiodi: poco adoperate, si sono arrugginite)
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