“Ho bisogno di lavoro, non di chiese”
L’Aquila – Tra i numerosi commenti all’editoriale (“Chi andrà in tutte quelle chiese?”) scegliamo per evidenziarlo questo, che ci pare più significativo, inviato da “demone”: “Caro direttore, purtroppo devo comunicarle ( con profondo rammarico ) che io sarò uno di quelli a cui le chiese non servono…… Magari un posto di lavoro si, ma dei luoghi di culto ( adesso come adesso ) non saprei che farmene……. visto che di spirito non si vive!!!!”.
(Ndr) – Sarcastico e amaro, demone sottolinea – e come dargli torto – che anche per pregare occorrono calorie, quindi cibo e lavoro. Il breve commento denuncia una situazione di degrado sociale che a L’Aquila sta assumendo dimensioni davvero drammatiche: bisogno di lavoro, bisogno di uscire dal nefasto precariato che distrugge i giovani, privati dell’oggi e del domani. Naturalmente occorrono, per chi ne ha bisogno, anche le chiese, e va bene ricostruirle, specie quando sono monumenti e opere d’arte incise nella storia locale. Ma, torniamo a ripetere, sarebbe stato meglio seguire l’esempio friulano: fabbriche, case, chiese. In quest’ordine. Invece qui abbiamo solo case brutte, precarie ma le sole a rappresentare la fisicità dell’ex città dell’Aquila. Il resto (a parte le chiese ricostruite con donazioni generose) è zero o quasi. Demone, dunque, in sostanza ha ragione, senza essere blasfemo.
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