Il femminile violato
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – PROSEGUE “FRAMMENTI DI DONNA” – Nel buio della notte a Toledo, una donna impaurita dalle aggressioni del marito, scappa piangendo dall’appartamento coniugale insieme al suo bambino e va a stare dalla sorella. Il marito la supplica di tornare a casa, le giura che cercherà di cambiare, le dice che non può vivere senza di lei; sono sposati da nove anni, lui fa il commesso in un negozio di elettrodomestici, lei lavora in un Museo e vuole migliorare, vorrebbe diventare una guida che illustri al pubblico i quadri più importanti (siamo a Toledo, città famosa per aver ospitato l’arte sublime di El Greco). Lui sa che la moglie è più intelligente ed elegante, è geloso, coltiva sospetti, il senso maschile di inferiorità è più forte dell’amore e la moglie lo lascia. Poi, in virtù di quel sentimento che non è ancora morto, lui la convince a incontrarsi di nascosto come due fidanzatinie e le rinnova la promessa che la fece innamorare di lui prima del matrimonio, quella di scambiarsi idealmente pezzi dei propri corpi (da cui il titolo). Quarto incontro e giro di boa per “Frammenti di Donna”, la rassegna in corso dal 6 ottobre e che si completerà il 28, pensata, realizzata ed animata dall’Istituto Cinematografica “Lanterna Magica” de L’Aquila, con il sostegno dello One-Group ed i patrocini di Ministero dei Beni Culturali, Direzione Generale Cinema, Regione Abruzzo, Provincia e Comune de L’Aquila. Il tema affrontato stavolta (all’Auditorium Sericchi della Carispaq, lunedì 17 ottobre, con inizio alle 10), è di quelli non certo banali: la violenza sulle donne, introdotto dall’avvocato Simona Giannangeli e dalla dott.ssa Ornella Paciucci del Centro Antiviolenza sulle Donne della città de L’Aquila e poi raccontato dal film, di Iciar Bollain, “Ti do i miei occhi”, uscito nel 2003 e vincitore di ben sette premi Goya, l’anno successivo. Il film, come ha scritto Maurizio Porro, ha l’ardore del melò frenato dalla consapevolezza, un racconto che prende al cuore e alla gola grazie a due protagonisti strepitosi sul cui volto si legge tutto, proprio tutto, vulnerabili entrambi. Prototipo di un fenomeno di costume assai vasto, il film va oltre la denuncia, è la radiografia della doppiezza dei sentimenti, della paura, del gotico che si annida non solo in El Greco ma in tutti. La regia è essenziale, incisiva e contenuti e movimenti di macchina rimandano a “Il portiere di notte” (1974) di Liliana Cavani. Prototipo di un fenomeno
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