Prendiamo esempio tutti da Ortona
(di G.Col.) – Ortona, che non è un paesino di 1000 abitanti ma una cittadina importante, ha deciso di mandare a casa il suo sindaco, non condividendo il suo agire in merito alla centrale a turbogas. Non entriamo nel merito del problema, che comunque è ritenuto vitale per la città e il suo hinterland campagnolo. Detto, fatto, in aula consiliare non si è presentato nessuno o quasi, e il sindaco (ripetiamo, a prescindere da ragioni e torti) si è dimesso.
Prendiamo tutti esempio da Ortona, in senso politico. Quando una comunità ritiene che il suo sindaco sbaglia, se lo toglie facilmente, inducendolo ad andare a casa. Basta semplicemente farsi da parte, fargli mancare il consiglio. Anche l’amministratore più coriaceo e tetragono capisce che deve defilarsi. Un metodo forse non delicato di far fuori un sindaco eletto dal popolo. Ma efficace. Ovunque nei comuni e negli altri consessi eletti dal popolo non si fa altro che litigare, tirare colpi bassi, lasciare soli i primi cittadini, contestarli, ghigliottinarli simbolicamente, ma alla fine nessuno alza un dito per mandarli a casa. Troppo comode le poltrone, e spesso anche i gettoni, i tornaconti, le febbri di potere, gli appetiti smodati. In fondo, si pensa, i guai se li risolva il sindaco… Ortona sa quello che vuole e quello che non vuole. Si chiama trasparenza politica, si chiama, se volete, anche coerenza. Anche da parte del sindaco.
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