Processi crolli, un altro rinvio
L’Aquila – PER VIA STURZO SE NE RIPARLA A GENNAIO – Rinvio dopo rinvio, i processi per i crolli camminano a passo da lumaca. E’ lo stato ottocentesco e retrogrado a mostrare di nuovo la sua faccia peggiore, quella di un non-stato. La Procura dell’Aquila ha lavorato con il turbo, andando avanti sempre veloce e precisa, istruendo decine e decine di processi tra i quali alcuni senza precedenti (Commissione Grandi Rischi). In aula i processi ad uno ad uno si fermano, si bloccano, subiscono lunghi rinvii sempre per incredibili vizi di notifica o altri motivi francamente per i cittadini poco comprensibili. I giudici, legati a procedure antidiluviane, polverose, macchinose, non possono che concedere rinvii: ma tutto questo non fa bene alla giustizia e a chi attende sentenze e verità (giudiziarie). Oggi un altro rinvio, a gennaio 2012, riguardante le 29 vittime di due crolli in via Sturzo. E’ vero che imputato è soltanto un anziano architetto, che ha 85 anni, e che quindi qualsiasi sentenza non cambierà molto la realtà , se non sul piano, forse, dei risarcimenti. Ma è anche vero che la gente – non solo i parenti dei 309 morti e delle migliaia di feriti – si aspetta delle sentenze, delle affermazioni di responsabilità e di colpa. Insomma, una giustizia. Che ancora una volta rischia di diventare, come scrivono alcuni giornali inglesi dopo il caso di Perugia, una farsa costruita su scartoffie, polvere, procedure farraginose e fatte apposta per ritardare tutto. Ma che sopravvivono in uno stato che, forse, la giustizia veloce e severa non l’ha mai voluta.
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