Faenza, la lettura, L’Aquila e i valori
(di Carlo Di Stanislao) – Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Camerun, tradotto in italiano da Giuseppina Oneto per la Adelphi nel 2007, “Un giorno questo dolore ti salverà” è il film che Roberto Faenza sta ultimando e che racconta di James, un diciottenne di New York, che finita la scuola, lavoricchia nella galleria d’arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d’altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell’artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un’alternativa all’università (“Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché”), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite – la lettura e la solitudine –, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Le riprese del film, durate 3 settimane, sono iniziate a New York il 19 agosto scorso ed ora si è in fase di montaggio. Prodotto dalla “Jean Vigo Italia”, sarà molto interessante vedere la trasposizione in immagini di un racconto complesso, scritto da una sorta di “nipotino” di Holden, un gay inconsapevole, che è a proprio agio soltanto nella condizione d’estraneità al mondo. Vorrebbe essere lasciato in pace, non occuparsi di niente, forse comprare una grande casa nel Midwest dove andare a leggere. Non gli piacciono le persone, i modi che hanno di comunicare e di relazionarsi, vive in una famiglia sfilacciata, non ha amici e le relazioni non richieste con ragazzi della sua età gli procurano crisi di panico. Nel cast tutti attori stranieri e non troppo noti: Toby Regbo, Peter Gallagher, Deborah Ann Woll, Ellen Burstyn, Lucy Liu (che solo negli ultimissimi tempi ha ottenuto ruoli cinematografici di un certo spessore, dopo le iniziali apparizioni nel 1995 in “Bang”, e nel ’96 in “Guy” e “Jerry Maguire”, in film come “Payback – La rivincita di Porter” e “Incontriamoci a Las Vegas” e che compare, con Drew Barrymore e Cameron Diaz, nel cast della versione cinematografica della celeberrima serie televisiva “Charlie’s Angels) e, infine, Stephen Lang. Il film, che sarà distribuito dalla 01 ed è stato prodotto con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali, sarà, probabilmente, presentato a L’Aquila il prossimo 4 novembre, alla presenza del regista, in una celebrazione dedicata al libro e alle biblioteche, curata dall’Istituto Cinematografica La Lanterna Magica” e finanziata da Telecom. Coautore con Filippo Macelloni di “Silvio Forever” (un originale docu-film, in cui l’assenza di contributi personali e l’arte del montaggio, della scelta e delle omissioni, rendono l’opera un documentario satirico, che rappresenta una sezione specifica dell’uomo e la sua buffa commedia, già maschera pronta per una rivisitazione cinematografica d’autore come accaduto per Giulio Andreotti con Il Divo); nel 2009 Faenza aveva scritto e diretto “Il caso della’Infedele Klara” ed interpretato se stesso nel docu-film “Venezia 68”, di di Steve Della Casa e Antonello Sarno, sulle vicende che portarono un movimento di cineasti e autori a ritardare di due giorni l’apertura della Mostra del Cinema di Venezia in quell’anno di inizio contestazione. Tra i suoi film più noti il problematico “Prendimi l’anima” (2003), sulla vicenda di Sabina Spielrein, la giovane paziente dei due grandi luminari della psicoanalisi Freud e Jung e del triangolo che si formò tra di loro, al centro anche di “A Dangerous Method”, l’ultimo film di David Cronenberg e “I Vicerè”(2007), mastodontico film televisivo dal capolavoro di De Roberto, che risuklta essere un complesso, coinvolgente affresco della dominazione borbonica che sta per terminare e con essa tutto un mondo si dissolve, dovendo fare i conti con l’imminente nascita dello Stato italiano. Nel suo passato, vale soprattutto la pena rammentare “Sostiene Pereira” (1995, da un romanzo di Antonio Tabucchi), con Marcello Mastroianni, lucido ritratto di un giornalista, finito, dopo trent’anni di cronaca, a dirigere la pagina letteraria del quotidiano “Lisboa”, con una vita cambiata da un articolo di un giovane saggista sulla morte e che, dopo complesse vicende, scopre che la sua vita non è finita, perché lo attende un nuovo futuro. Ha fiducia nei libri e nel futuro Faenza e, soprattutto, a differenza del Galimberti de “L’ospite inquietante. Il nichilismo tra i giovani”, ha fiducia nelle giovani generazioni. Franco Volpi (1952-2009), ne “Il nichilismo” [Laterza 2005]). scrive: “L’uomo contemporaneo versa in una situazione di incertezza e di precarietà. La sua condizione è simile a quella di un viandante che per lungo tempo ha camminato su una superficie ghiacciata, ma che con il disgelo avverte che la banchisa si mette in movimento e va spezzandosi in mille lastroni. La superficie dei valori e dei concetti tradizionali è in frantumi e la prosecuzione del cammino risulta difficile”. Ed è Nietzsche stesso a definire il nichilismo “il più inquietante di tutti gli ospiti” (Frammenti postumi, 1885-1887). Con i suoi film Faenza, soprattutto con l’ultimo che speriamo di vedere e commentare con l’Autore nella nostra città, dimostra che lui al nichilismo non ha mai creduto, né gli ha concesso la perdita di alcun valore.
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