“Precario, peggio della condanna a morte”
L’Aquila – DRAMMATICA LETTERA “PER CHIODI E PAOLUCCI” – Da L.P. a proposito dell’editoriale su Chiodi, Paolucci e il FAS, riceviamo: “Leggo le vostre parole sui precari siete i soli o quasi a percepire la drammaticità sociale e anche morale di questo problema. Non ho vent’anni, appunto, come voi stessi scrivete, e quindi non posso dire se non mi confermano il contratto (pubblico) cercherò altri lavori. Posso dire che ho quasi 38 anni e sono praticamente solo: non posso sposarmi, non ho la mia famiglia paterna (un mio parente stretto è morto nel terremoto), vivo a malapena con 730 euro mensili e abito in una stanza in una frazione aquilana. Non mi identifico perchè ho paura che mi prendano di mira e mi caccino via con una scusa. A Chiodi e agli altri dico che purtroppo non posso emigrare: volevo andare negli USA, ma senza un richiamo o un lavoro laggiù non è possibile. Ma se potessi me ne andrei via senza guardare indietro e senza portarmi nulla di quel poco che ho per non avere più legami e ricordi di qui. Non è possibile vivere così, e neppure andarsene via. Lo sappiano Chiodi e gli altri, siamo alla canna del gas e il precariato è peggio di una condanna a morte. Meglio la disoccupazione almeno c’è la cassa integrazione o l’indennità di povertà ”.
Non c'è ancora nessun commento.