Discarica Tre Valloni, dov’erano ambientalisti e Parco del Gran Sasso?


L’Aquila - (Foto da IlCapoluogo.it: parte della discarica dei Tre Valloni e uno scorcio invernale) – Parco del Gran Sasso, forestale, comune dell’Aquila, ma soprattutto ambientalisti altrove sempre pronti a levare la loro voce su tutto, ma dopo che gli altri se ne sono accorti. Ecco la gran bella comitiva che dovrebbe fornire esaurienti risposte sulla discarica scoperta tempo fa (ma quanti escursionisti la conoscevano benissimo?) tra 1300 e 1400 metri di quota, nei Tre Valloni tra la Villetta e Campo Imperatore. La presenza di quintali di rifiuti è stata rivelata, e ieri affrontata, dai Corridori del Cielo e dall’associazione Jemo ‘nnanzi, che hanno ben localizzato la discarica e cominciato a ripulirla, isolando i rilevanti depositi di amianto tossico e cancerogeno. Un’azione utile ed encomiabile, che tuttavia alza il velo su una storia assurda, un’ennesima coltellata al Gran Sasso che L’Aquila, invece di valorizzare e salvare, sta umiliando e soffocando.
Prima di tutto la località. I Tre Valloni sono, appunto, tre valli lungo un percorso da escursionisti – fino a quota elevata – tra Fonte Cerreto e Campo Imperatore. Un percorso in quota, dall’alto del quale si scoprono le tre valli. In fondo ad una delle valli, si trova la discarica di cui le parti più leggere vengono sbatacchiate dal vento forte del Gran Sasso. Quando fu amontata la vecchia funivia, il materiale di risulta, comprese parti pesanti e ingombranti fu tranquillamente scaricato nei Tre Valloni, e nessuno se ne accorse, o pur accorgendosene, tutti tacquero. C’è da chiedersi chi avrebbe dovuto vigilare e non lo fece, magari per consentire alle ditte saporiti risparmi nei trasporti. Ma il punto è un altro: tutto ciò avvenne nel 1988. Da allora ad oggi la discarica contenente anche veleni (l’amianto abbondante nell’eternit delle strutture) è “sfuggita” (si fa per dire) al Parco del Gran Sasso, alla forestale , al comune e soprattutto agli ambientalisti, che evidentemente lassù non vanno: troppo scomodo. Più facile berciare e fare politica (e carriere) standosene seduti al caldo. Oggi il problema si pone, perchè lo hanno scoperto le due associazioni di cui abbiamo parlato sopra. Ma, una volta posto, si fermerà al palo: rimuovere tutto quel materiale costerebbe una fortuna. Meglio chiudere gli occhi, aspettare che i giornali se ne dimentichino, e passare appresso. Tanto più che d’inverno, a neve caduta, non si vede nulla. Occhio che non vede, cuore che non sente…
Come per la superdiscarica dei veleni a Bussi, che nessun ambientalista, forestale, carabiniere e autorità sanitaria vide mai, ecco un altro esempio, un’altra storia di questo Abruzzo regione verde d’Europa. Oggi, solo nelle tasche degli abruzzesi.


04 Ottobre 2011

Categoria : Cronaca
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