Un canto verso il cielo
(di Carlo Di Stanislao) – È stato uno dei più rinomati cantanti neri americani ed era famoso per i suoi spettacoli, tanto da aver ricevuto, dall’International Herald Tribune, l’appellativo di ”re del gospel”: di quel genere, cioè, che rappresenta l’apice dei “negro-spirituals”; esaltazione della liberazione del popolo nero, come coerente alla divina rivelazione. Il reverendo Jessy Dixon e’ morto ieri nella sua casa di Chicago, all’eta’ di 73 anni, dopo una lunghissima carriera durante la quale ha inciso ben trenta album, riuscendo a combinare, in modo originalissimo, il gospel con elementi del blues e del pop. Oltre a far parte, per svariati anni, del gruppo Earth, Wind and Fire, Dixon ha collaborato con Paul Simon dal 1972 al 1980 e scritto canzoni per Cher e Diana Ross Ha condotto un suo show televisivo intitolato ”Celebrate with Jessy Dixon” e diretto il Chicago Community Choir: uno fra i più importante gruppi gospel degli Stati Uniti. Il 31 dicembre di due anni fa, Dixon con il suo coro, aveva concluso l’annuale appuntamento romano presso l’ Auditorium Parco della Musica, dove aveva entusiasmato il pubblico, riproponendo i successi di una vita. Era nato in Texas nel 1938, per trasferirsi giovanissimo a Chicago. Cantante, autore e pianista, preso sotto la tutela di James Cleveland, uno dei padri del gospel moderno e fra i primi interpreti dei suoi brani. Dopo aver partecipato al Newport Jazz Festival, nel 1972, durante una performance al Radio City Music Hall, venne notato da Paul Simon, che lo volle subito con sé, prima per un’apparizione al Saturday Night Live e in seguito come corista, durante una lunghissima tournèe mondiale. Il loro sodalizio durerà ben 8 anni, durante i quali Dixon ha partecipato agli album “Live Rhymin” e “Still crazy after all these years”. Dal suo mentore James Cleveland (come anche dal grande Alex Bradford), aveva preso quel ritmo propulsivo con arrangiamenti complessi e grande forza vocale, che fa giungere il gospel ad una completa attualizzazione dei quartetti dell’età dell’oro. Infatti, se questo genere musicale ha avuto tanta fortuna e diffusione negli Stati Uniti e nel mondo, è soprattutto grazie ai suoi quartetti, il cui stile aveva un richiamo più commerciale di quanto ne avevano gli arrangiamenti dei cori. Importante, nel gospel di Dixon, è la contaminazione, con il blues in tutti i suoi aspetti: dal soul allo spiritual, dal rock-blues al rhythum & blues, secondo il dettato del vero iniziatore del genere: Thomas A. Dorsey, che recupera le forme tradizionali degli spirituals, in particolare dei “Jubilee” ovvero le marce come When the Saints e le fonde con le strutture musicali e ritmiche del Jazz e del Blues, dando così vita ad un ibrido originale e complesso, ma dalla sonorità ben riconoscibile, che costituirà il motivo del vasto successo di questo genere. Tornando al reverendo Dixon, molte le sue canzoni in vetta alle classiche mondiali, fra cui, la più celebre “We Give You Praise”, incisa con il Chicago Community Choir nel 1994, brano che, sostenuto da un vivace ritmo di batteria e da un animato accompagnamento pianistico, ricorda il mitico Oh Happy Day, nella storica incisione del 1969, con un coro di 50 voci diretto da Edwin Hawkins.
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