Tanti medici, malato in coma
L’Aquila – PER LE CASE “E” TUTTO FERMO, LO DICE CIALENTE - (Foto: Cialente con la fascia e prostrato tra le macerie di palazzo Margherita) – Non sempre i malati dispongono di medici numerosi e illustri. L’Aquila, invece, ne conta uno stuolo. Prima di tutti Gianni Letta, il potente sottosegretario alla Presidenza del consiglio che un giorno, forse, sarà presidente della Repubblica. Poi Antonio Cicchetti, personaggio di grande rilievo e autorevolezza spinta fin nei gangli del potere (non solo laico). Senza dimenticare Gianni Chiodi, il commissario (in scadenza), il presidente che risana conti e spilla FAS ai governi. E poi gli altri apparati che operano qua e là , in una città nei fatti commissariata e gestita altrove. Politicamente e nella quotidianità . Ebbene, con tanti medici al capezzale, L’Aquila è ugualmente e persistentemente in coma: siamo alla vigilia del trentesimo mese dal sisma. Due anni e mezzo. Soldi in cassa, ma averli non basta: come uno che ha le scarpe sfondate, i soldi in tasca, ma non può raggiungere il negozio.
Che sia in coma lo dicono i dati economici, quelli del commercio, quelli dell’artigianato. Lo dicono le liste dei cassintegrati nell’edilizia. Lo dicono gli elenchi dei precari e dei disoccupati. Lo confermano i dati sulla fuga demografica (duemila iscritti in meno nelle scuole), gli acquisti di immobili fuori città , i trasferimenti, il gran numero di coloro che all’anagrafe sono aquilani, ma nei fatti vivono, lavorano e risiedono altrove. Lo conferma, infine, la disgregazione psicologica e sociale. Il male oscuro di chi è rimasto. L’aumento delle malattie dopo il sisma. E, dulcis in fundo, lo dice il sindaco Massimo Cialente.
Per il primo cittadino, la situazione è tanto semplice, quanto drammatica. Egli parla della ricostruzione e conferma: è a zero quella per le case E. In centro, manco a parlarne, finora solo carte, progetti, firme. Nessun cantiere. In periferia, zero lo stesso. Anni da attendere, forse due o tre se ti hanno approvato il progetto. Cose da fare, cantieri da aprire.
Va meglio per gli edifici pubblici, meglio ancora per le strutture donate, benchè a Bazzano la Fiat abbia dovuto attendere due anni per poter cominciare a costruire l’asilo, poi finito in sei mesi.
Conclusione: la presenza di tanti medici non ha guarito il malato, che resta in coma. Capire poi perchè non si sblocchi la ricostruzione degli edifici E non è alla portata umana. Bisognerebbe penetrare nei meccanismi di burocrazia, strutture, enti, e questo in Italia non è possibile a nessuno. Neppure a Letta, che qualche volta si è lasciato perturbare da considerazioni sulla borocrazia. Che, L’Aquila lo dimostra, è molto peggio del terremoto. Ma, come il terremoto è inevitabile. Al contrario del terremoto, è prevedibile. Comunque esiste e determina gli eventi.
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