La storia dell’organo di Alba
Alba Adriatica – UNA SCELTA DI ALTO VALORE CULTURALE – (Foto: la conferenza stampa, sotto un monumentale organo a canne e l’Immcolata di Alba) – La città si doterà di un organo a canne, commissionato ai maestri organari di Torre dei Nolfi, un’attività artistica quasi unica al mondo che da decenni tiene in vita una grande tradizione tutta abruzzese. ospitiamo volentieri due articoli, uno del maestro organaro Bevilacqua, e l’altro del maestro Pallini.
TORRE DEI NOLFI – (di Ponziano Bevilacqua, maestro organaro) – La commessa di un nuovo organo a canne, per la chiesa di Alba Adriatica, specialmente se lo strumento è di grandi dimensioni, è sempre motivo di grande orgoglio per la Bottega, che ormai da cinquantacinque anni opera nel campo organario, di cui venti in una indimenticabile e preziosa collaborazione con mio padre Eligio, maestro organaro e fondatore della stessa.
Allo stesso tempo, l’assunzione di un tale impegno fa sì che, ad un primo momento di gioia, subentri la grande responsabilità nella scelta della tipologia dello strumento da realizzare. In questo caso si è trattato di un grande organo da inserire in uno spazio assai limitato, tra l’altro condizionato dalla presenza di due stazioni della Via Crucis che non hanno permesso la realizzazione della trasmissione totalmente sospesa.
Confesso, poi, che una strana ed indecifrabile tensione emotiva si impossessa di me quando lavoro ad uno strumento destinato in una Chiesa della mia terra, come nel caso di Alba Adriatica. Una tensione positiva che mi consente di dare il meglio di quanto in più di mezzo secolo io abbia potuto imparare.
L’organo è stato voluto dal parroco Don Ezio Mascella, che di cuore ringrazio per la scelta; un mio particolare pensiero va anche al compianto Guido Mascarini, persona squisita, al quale con commozione riconosco un ruolo decisivo nella realizzazione dell’opera : non potrò mai dimenticare la sua commozione all’atto finale dell’accordo.
Quest’organo non inaugura nella sue linee uno stile nuovo ma prosegue uno sviluppo di esperienze iniziate da molti lustri.
L’organo è dotato di tre tastiere di 61 tasti e pedaliera di 30 pedali, 39 registri sonori, tremolo per la terza tastiera ed un totale di 6 unioni tra le tastiere e tra tastiere e pedaliera per un totale di circa duemilacinquecento canne. La facciata si presenta in due ordini sovrapposti : in basso le canne si sviluppano con un disegno asimmetrico incorniciando la consolle che risulta decentrata rispetto al corpo dell’organo mentre l’ordine superiore è simmetrico con canne degradanti verso il centro con una cuspide centrale; ai lati sono presenti le prime sei grandi canne in rame del registro di Principale 16′ della pedaliera disposte in due gruppi da tre a destra e a sinistra della cassa. La cassa dell’organo è in legno di rovere mentre le tastiere sono in bosso nei tasti diatonici ed in palissandro per i cromatici; i pomelli dei registri sono in palissandro tornito con dicitura incisa.
Ho anche creduto in questo mezzo secolo abbondante di attività, contravvenendo, a non insignificanti motivazioni di carattere finanziario, che il pregio dei materiali non fosse soltanto un momento da relegare alla sfera del decoro esteriore.
Mi è piaciuto, piuttosto, pensare che, essendo l’organo, più di ogni altro strumento, una “creatura” dell’autore, non si può con leggerezza concedersi semplificazioni o soluzioni che tendano a ridurre i costi, non saprei concepire uno strumento nato da uno sforzo creativo esaltante ed entusiasmante con particolari ed accessori che non siano in sintonia col pregio degli esiti fonici.
Lo strumento di Alba è stato realizzato con il sistema a trasmissione meccanica per le tastiere e pedale ed elettrico per i registri.
Un sistema elettronico dotato di tastierino numerico permette all’organista di gestire facilmente la memorizzazione e il richiamo di 1000 memorie di combinazione dei registri necessarie per permettere l’esecuzione del vasto repertorio organistico.
È fuor di dubbio che il sistema meccanico di trasmissione, provvidenzialmente tornato in auge con forza in questi ultimi due decenni, compie il miracolo di creare, attraverso il contatto diretto tra le dita (e la sensibilità) dell’esecutore e i sistemi di alimentazione delle canne dell’organo, un rapporto strettissimo tramite il quale è possibile partecipare attivamente alla “creazione” del suono di ogni singola canna.
Una simbiosi creata da riporti, snodi, da sapienti confluenze di colonne d’aria ottenute in virtù di secolari ricerche tese a realizzare un sempre più stretto contatto tra l’esecutore e lo strumento.
Il maestro organaro, dal canto suo, infonde la sua cifra inconfondibile anche attraverso il momento cruciale dell’intonazione, compiendo dunque una sorta di operazione dal fascino arcano. Il tutto perché l’organista possa, attraverso le sue intenzioni artistiche, offrire le sue “letture” di una produzione poderosa ed esaltante.
Il nuovo organo, che per la sua mole ha comportato 16 mesi di lavoro svolto dal titolare unitamente a qualificate maestranze della Bottega, è senz’altro uno strumento validissimo sia per il decoro ed il prestigio delle funzioni religiose ma anche, grazie alla sua ricca composizione fonica, adattissimo ad esecuzioni concertistiche di livello altissimo. L’intonazione porta una impronta personale da ricercare in un contesto religioso ed in una spiritualità interiore non definibile ma che diventa reale ed emotivamente significativa all’ascolto.
L’organo meccanico della Chiesa di Alba è anche il segno della piena maturità di una Bottega che, se mi è consentito, racconta anche la vita di un organaro innamorato del suo lavoro e delle sue radici ed è per questo che nel tempio dell’Immacolata con le figure dei musicisti che andranno a dare vita alle pagine immortali della letteratura organistica, mi piace immaginare quella, sorridente e compiaciuta di mio padre Comm. Eligio Bevilacqua, maestro organaro e galantuomo.
PALLADINI – Scrive il maestro Marco Palladini: “Ricordo bene la domenica di marzo del 2009 in cui per la prima volta entrai nella bella Chiesa dell’Immacolata, da pochi mesi inaugurata. Ero stato invitato per un concerto all’interno di una rassegna per cori polifonici, e, nell’incontrare il parroco, non sapevo chi fosse, per esprimergli la mia soddisfazione per la sensibilità dimostrata verso l’arte musicale nel farsi promotore dell’iniziativa, mi trovo davanti Don Ezio Mascella, ed allora tutto fu chiaro: ci conoscevamo già con Don Ezio, per aver frequentato assieme alcuni incontri diocesani sulla liturgia, e fin dai primi istanti, avevo avuto contezza della sua poderosa cultura e profonda sensibilità verso le arti tutte e verso la musica in particolare. A concerto concluso mi permisi di scherzare con il parroco sostenendo che la costruzione della chiesa era terminata ma che per concludere l’opera mancava ancora l’organo a canne, e lui mi stupì dicendo – Ci avevo già pensato ma devo ancora trovare la persona giusta per mandare avanti questo progetto. –
Nacque quel giorno un sodalizio tra me e Don Ezio che ci avrebbe portato, a questa giornata così importante.
Nelle poche e decisive riunioni preliminari che si tennero nelle settimane seguenti al primo incontro fortuito, si stabilì la posizione dell’organo nell’aula assembleare, la dimensione e l’importanza dello strumento e di conseguenza la fonica: si voleva uno strumento che fosse di sostegno alle attività liturgiche della parrocchia ma che, al contempo, fosse in grado di supportare un’attività concertistica e musicale tale da promuovere un progetto culturale ben più ampio, di cui il territorio potesse usufruire e quindi trarne appieno tutti i vantaggi.
Ormai il progetto aveva dei contorni precisi e degli obiettivi ben delineati, per cui si doveva compiere la prima e fondamentale tappa del percorso, la scelta della Bottega di Arte Organaria che avrebbe dovuto realizzare lo strumento, la preferenza è andata alla ditta di Ponziano Bevilacqua di Sulmona, che, oltre a possedere le competenze necessarie ed a presentare tutti i requisiti tecnici richiesti dal progetto, vantava una felice collaborazione avuta con il parroco, quando negli anni ottanta realizzò a Firenze, nella cappella del collegio dove Don Ezio era docente, l’organo, sul quale ancora oggi si svolge una notevole attività concertistica.
Compiute le scelte fondamentali iniziò la concretamente la costruzione dello strumento, che, naturalmente, non è stata priva di difficoltà realizzative, e quando si sono presentate divaricazioni, tra l’organaro e la mia persona, investita dell’onere di curatore del progetto, le scelte sono state compiute in un contesto di massima franchezza e comunque sempre nell’interesse della resa ottima dello strumento.
Un ringraziamento caloroso va alla Fondazione Tercas che intuendo le possibilità dello strumento gli ha “dato vita” finanziando la stagione concertistica, di altissimo profilo artistico, che seguirà nei prossimi mesi e vedrà susseguirsi all’organo artisti di fama conclamata al livello internazionale. Il cammino è stato lungo e il percorso, impervio, per certi versi non ancora concluso, ha regalato e, sono sicuro, continuerà a regalare molte soddisfazioni, al parroco, ai molti volti della Parrocchia dell’Immacolata e alla comunità Albense tutta”.
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