Il corridoio… per prenderci in giro?


Ofena – (di Dino Rossi, COSPA allevatori Abruzzo) – LE INSIDIE CAMUFFATE DA BENEFICI PER GLI AGRICOLTORI – Il corridoio verde, tutti lo conoscono e nessuno ne parla. L’iniziativa ha la sua origine con la dichiarazione congiunta del 2002, firmata dai due Ministri dell’Agricoltura egiziano ed italiano, Yousef Waly e Gianni Alemanno, ora sindaco di Roma. Il corridoio verde, mi chiedo, è forse una iniziativa per metterla in quel posto agli agricoltori ed allevatori italiani, ma camuffato come se fosse un beneficio a nostro vantaggio? Lo sospetto e dico perchè. Se qualcuno mi vuole smentire, sono qui.
Pensate che l’obbiettivo era, ed è a tutt’oggi, quello di aumentare le esportazioni di prodotti ortofrutticoli egiziani verso l’Italia, e attraverso quest’ultima, verso l’Europa, nonché di aprire i mercati egiziani ad alcuni prodotti ortofrutticoli italiani. Qui resta da capire quanti sono stati i prodotti italiani importati in Egitto. A noi sembra che è successo il contrario, i contadini italiani si sono visti i prezzi scendere ai minimi storici. Una domanda ci sorge spontanea a livello locale: Salvatore Sant’Angelo, da buon aquilano, allora referente del Ex Ministro per l’Abruzzo gli ha fatto presente della problematica del Fucino? Per chi non lo sapesse il fucino era una volta un grande lago, prosciugato da Torlonia, ora terra destinata alla coltivazione di ortaggi. Un tempo vi erano due zuccherifici uno ad Avazzano dimesso da tempo ora di proprietà di alcuni politici del posto, l’altro a Celano, convertito a centrale di biomassa. Cose da pazzi, se tornassero in vita i nostri nonni, prima prederebbero a calci nel sedere a noi che non abbiamo saputo tutelare le nostre ricchezze e poi sparerebbero ai politici e alle organizzazioni sindacale. Noi i prodotti buoni li bruciamo per creare energia, poi andiamo a comprare la schifezza che quando arriva sui nostri tavoi è già vecchia di frigorifero. Poi qualcuno si ammala di tumore!!!
Un progetto pilota costato alle tasche dei contribuenti € 250.000,00, finanziato dal programma di conversione del debito ( Debt for devolompment Swap), il cui fondo viene utilizzato per il finanziamento di progetti per la promozione dello sviluppo socioeconomico e della salvaguardia ambientale del paese. Qui casca a pennello la frase di qualche politicante: e… che c’azzecca l’Egitto con L’Europa?
Pensate che la scusante della creazione di questo corridoio immaginario chiamato, “corridoio verde”, nascerebbe dall’esigenza di soddisfare la crescente domanda europea di prodotti freschi, associata ad una fantomatica diminuzione della capacità produttiva europea. Tutte Balle!!!
A questo punto non ci rimane pensare, che per tutto questo tempo i nostri politicanti con la latitanza voluta delle organizzazioni sindacali agricole, ci abbiano preso per il c…o, in quanto tutto questo sia causa dei cambiamenti climatici, dalla riduzione della fertilità della terra e dagli alti costi della manodopera.
Certo che ci vuole una bella faccia tosta dire che sono alti i costi della manodopera, visto che tutti sanno che nei campi vengono impiegati gli immigrati clandestini pagati due soldi. Diciamo la verità. I costi sono dovuti al prezzo del gasolio arrivato alle stelle, per pagare i porta borse di chi ha progettato questo corridoio di roba deteriorata, chiamato CORRIDOIO VERDE, verde si, ma di biglietti di cento euro infilati nelle tasche di qualcuno.
Pensate che il corridoio verde coinvolge la Regione Puglia, dove in questo momento gli agricoltori sono indebitati fino alle cime dei capelli. Per il Ministro della agricoltura egiziano, più furbo del nostro, è stato un investimento atto a creare nuovi posti di lavoro, aumentare le opportunità per gli operatori egiziani di acquisire nuove conoscenze e di contribuire alla crescita del PIL della nazione dei faraoni.. Mentre il nostro PIL è arrivato ai minimi storici, tanto da diventare invisibile, nel contempo gli agricoltori rincalzano i raccolti perché nessuno li compra, aumentando l’indebitamento. Il progetto pilota prevedeva una durata di 18 mesi durante i quali, la produzione di esportazione di circa 3.000 tonnellate di prodotto fresco, con l’intento di collaudare tutte le fasi della filiera, sia relative alla produzione, sia quelle successive al raccolto. Come il confezionamento, la catena di raffreddamento, il trasporto interno e la spedizione verso l’Europa attraverso i porti italiani. Voi ci credete alla durata di 18 mesi, noi no. Un’altra presa per il culo, per altro scritta, quando parlano di 18 mesi, visto che durante questo periodo hanno fatto le prove di collaudo. Una struttura la si collauda quando deve durare nel tempo. Quanti giri prima di arrivare sulle nostre tavole, e lo chiamano prodotto fresco, anzi quando arriva in Italia diventa prodotto italiano, mentre i nostri contadini interrano i raccolti perché nessuno li compra. Oltre a questo. Pensate che sia rimasto un progetto pilota visto le condizioni in cui versa l’agricoltura italiana? Tutto questo è stato ed è coordinato dall’istituto agronomico del mediterraneo (IAM) di Bari, con la partecipazione di Confcooperative Puglia. Naturalmente tutto progettato a tavolino sia per la tracciabilità del prodotto, sia per la rintracciabilità, con tanto di sito web(http://www.corridoio-verde.com) . Si legge in un documento che il progetto ha raggiunto un ottimo risultato con la prima spedizione di uva, pari a 14 tonnellate scaricate nientemeno che al nel porto di Bari, capoluogo di una regione dove l’uva cresce anche nei giardini di casa. Chi ha pagato il silenzio di Raffale Fitto? Il nostro amico Niki è a conoscenza di questo, o pensa solo a sfilare nelle passerelle di Milano? L’onorevole Di Pierto contadino un mese all’anno cosa sta facendo? O pensa solo trascinare i contadini a Roma per sentire le loro problematiche, atto a riempire la sala, però all’ arrivo della stampa si parla d’altro, come è successo a Palazzo Marini sala delle Colonne, via Poli 19? Perché non fa scappare il morto dove serve? Il Ministro Romano sa di questo corridoio? I nostri politici dovrebbero fare gli attori!!!!
Tutto questo senza tenere conto del fatto che questo progetto si pone in chiara violazione del divieto di concorrenza sleale come prevede l’art.2598 C.C. nonché in contrasto con le norme imposte agli imprenditori agricoli italiani sulla tracciabilità del prodotto e sui divieti di uso di sostanze nocive per i trattamenti. La cosa strana è che dietro tutto questo bordello si cela la politica italiana distraendo i cittadini su problematiche come Meredit, Avetrana, Cogne, i Trans di Marrazzo, la Ruby e la Sara Tommasi di Berlusconi. A sua volta i consumatori vengono indottrinati tramite la pubblicità, pagata da loro, all’acquisto di prodotti che tutto sono meno che italiani. Di questo ne parleremo alla prossima puntata.


27 Settembre 2011

Categoria : Dai Lettori
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