G8: ok ad un’economia etica e trasparente
L’Aquila – (di Adriano Cantalini) – Dal G8 una conferma: la volontà di proseguire sulla strada che porterà a un’economia etica, più trasparente, dove non possa più accadere che pochi spregiudicati finanzieri si arricchiscano sulle spalle di milioni di investitori e risparmiatori.
E’ stata approvata la dichiarazione relativa all’economia globale. Tra i punti più importanti, il “no” al protezionismo, l’importanza del lavoro, la lotta ai paradisi fiscali.
Il “Global Legal Standard”, il codice di regole globali fortemente sostenuto dalla presidenza italiana di turno del G8, ha tratto spunto dalle dodici tavole stilate dall’Ocse assieme al lavoro dei tecnici dell’Economia. Gli Otto Grandi continueranno “a mantenere il focus sulla crisi economica e finanziaria e sulle sue conseguenze umane e sociali”.
L’Italia, come ha annunciato il Ministro degli Esteri Franco Frattini, e’ impegnata a versare entro la fine dell’anno la quota 2009 del Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tbc e alla malaria, pari a 130 milioni di dollari. Gli otto promettono di promuovere “un’economia mondiale che sia aperta, innovativa, sostenibile e giusta” e confermano la volontà di mettere in opera entro il 2010 un meccanismo di responsabilità per”monitore i progressi e rafforzare l’efficacia” delle loro azioni.
Lo slogan che racchiude questi principi è quello che prevede che le persone vengano “prima di tutto”: “people first”. La comunità internazionale sta affrontando una crisi economica e finanziaria tra le più gravi dal dopoguerra e per superarla è necessario considerarne la dimensione sociale e porre le persone al centro delle azioni dei Governi, attraverso politiche capaci di ridare fiducia ai cittadini. I Paesi devono continuare a mettere in campo azioni per ridurre l’impatto della crisi sulla disoccupazione e assicurare la sostenibilità e l’efficacia dei sistemi di protezione sociale.
Per quanto riguarda l’Africa e gli aiuti allo sviluppo, nonostante le difficoltà della crisi economica che pesa anche sulle casse della cancellerie dei Paesi ricchi, dal G8 esce un nuovo impegno per il rispetto degli accordi di Gleneagles (0,51 del pil nazionale entro il 2010 e lo 0,7 entro il 2015). “Siamo determinati – dicono i leader del G8 – ad assumere misure per mitigare l’impatto della crisi sui paesi in via di sviluppo e continuare a sostenere i loro sforzi per raggiungere gli obiettivi del Millenium Development Goal”.
Accordi interessanti che dovranno però avere concretezza e applicazione reale. Tutto quello che è mancato in questi anni. Sarebbe imperdonabile fallire ancora quando le nuove promesse vengono fatte da una città come l’Aquila, con le sue macerie e le sue ferite ancora aperte. Il peggio della crisi sembra ormai alle spalle ma restano ancora molti nodi ed incertezze e per questo sono indispensabili nuove regole e solidi meccanismi di vigilanza globale per evitare in futuro di ricadere in altri buchi neri.
In sintesi è stato questo il messaggio economico lanciato dalla prima giornata del vertice del G-8 all’Aquila. Nessun trionfalismo nonostante proprio ieri l’Fmi abbia annunciato previsioni migliori, una crescita mondiale del 2,5% l’anno prossimo. Un po’ più di fiducia sì ma guardia sempre alzata.
«Nonostante i segnali di stabilizzazione, compresa la ripresa dei mercati borsistici, la riduzione degli spread nei tassi di interesse e il miglioramento della fiducia di imprese e consumatori, la situazione resta incerta e permangono rischi significativi per la stabilità economica e finanziaria» affermano gli Otto Grandi nella dichiarazione economica che ha caratterizzato il vertice, mettendo in primo piano i rischi per l’impatto umano della crisi e la necessità di lavorare «insieme» per ripristinare la fiducia.
«Siamo d’accordo sulla necessità di preparare strategie appropriate per rientrare dalle misure straordinarie adottate per rispondere alla crisi, non appena ci sarà la ripresa». Niente linea comune però. «Le exit strategie varieranno secondo le condizioni economiche e lo stato delle finanze pubbliche e dovranno garantire una ripresa sostenibile nel lungo termine».
Nuove regole per la crisi economica ed il rilancio dell’economia. In questi ultimi mesi stanno emergendo segnali positivi di miglioramento dell’economia ed è importante sostenere la fiducia di famiglie e imprese per innescare rapidamente la ripresa.
Un altro fattore fondamentale per contrastare la crisi economica e rilanciare la crescita è rappresentato dal commercio mondiale: l’obiettivo del Vertice de L’Aquila è quello di dare impulso al negoziato di Doha sul commercio mondiale, per favorirne una chiusura in tempi rapidi. Il raggiungimento di un accordo ambizioso ed equilibrato permetterebbe di rilanciare le esportazioni mondiali e di sostenere lo sviluppo dei Paesi poveri, offrendo loro maggiore accesso ai mercati dei Paesi ricchi.
L’attuale crisi economico-finanziaria ha evidenziato alcune fondamentali debolezze dell’economia globale che hanno contribuito a causare e diffondere la crisi stessa. Da qui la necessità di arrivare a un codice di regole condivise per il mondo dell’economia e della finanza, con criteri precisi e con organismi e strumenti di controllo.
Dal G8 dell’Aquila si aspetta almeno una strategia per arrivare a un insieme di principi comuni in fatto di regole di correttezza, integrità e trasparenza per la finanza e per il business internazionale (Global Standard).
Restano invece i profondi contrasti tra i Grandi sulle politiche anti-crisi da seguire. Tra Stati Uniti ed Europa fin dal principio dell’emergenza è stato un dialogo difficile: da una parte l’America di Barak Obama ansiosa di stimolare l’economia per spingerla fuori dalla recessione., dall’altra l’Europa, convertita alla politica della stabilità della Germania di Angela Merkel che punta al rilancio economico ma nel segno della stabilità , del recupero di fondamentali sani, di conti pubblici in ordine.
Del resto, nonostante nonostante 5 trilioni di dollari di fondi pubblici, gli stimoli ed i salvataggi bancari non sono bastati ad evitare che il mondo piombasse in una recessione senza precedenti, in una crisi sociale che rischia di scoppiare in autunno mentre l’immensa liquidità immessa nel sistema stenta a entrare in circolo, a carburare la crescita.
Mancando segnali e risultati, Obama vuole mani libere per nuovi stimoli, l’Europa invece frena, ma con Nicolas Sarkozy che morde il freno, con Giulio Tremonti fa l’alfiere del rigore, con Gordon Brown allarmato perché dalle banche non fluiscono i soldi che dovrebbero. Mentre il Canada media tra i due opposti partiti. E la Russia di Dmitri Medvedev predica «per gli emergenti una exit strategy fin da ora».
Per ora il G-8 preferisce sorvolare e procedere a vista nella convinzione ma anche nella speranza che «i mercati finanziari si stabilizzino» e quella «urgente priorità » che è la normalizzazione del settore bancario finalmente si materializzi. «Assicurare l’accesso alla liquidità è cruciale come la gestione degli assets tossici e la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie» afferma il comunicato di ieri.
Perché la ripresa, quando arriverà , non si riveli precaria, dovrà comunque presentare anche altri requisiti positivi. L’altalena dei prezzi del petrolio rappresenta indubbiamente una prospettiva malsana. Il G-8 ha discusso la proposta franco-britannica di calmierare in qualche modo il mercato. Alla fine sembra emerso l’accordo, Russia compresa, per definire a 70-80 dollari a barile il prezzo giusto. Anche se Medvedev si è premurato di aggiungere che «fissarlo è impresa molto difficile».
In conclusione c’è stata comunque una totale convergenza sui temi trattati a L’Aquila, ma al momento dal G8 sulla conclusione dei negoziati commerciali multilaterali del Doha Round sono emerse solo linee indicative, buoni propositi ma nulla di concreto che possa bloccare le spinte protezioniste in agguato in un mondo globale che stenta a venirsi incontro ed intendersi.
(Nella foto da internet: Economia etica)
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