Einstein smentito? State calmi… e rifate i conti


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Qattina ha circumnavigato il mondo in pochi minuti è di quelle che conquistano le prime pagine su ogni giornale della Terra. Dice, in sostanza, che la relatività ristretta di Einstein, uno dei pilastri della scienza, è smentita. La velocita’ della luce e’ stata superata. Almeno da quelle elusive e misteriose particelle che sono i neutrini, e che al Gran Sasso sono oggetto di studi ed esperimenti, insieme con il CERN di Ginevra. Santuari del sapere che, da oggi, sono un po’ in subbuglio.
I dati dimostrerebbero (ma restiamo calmi, è tutto da verificare) che le i neutrini viaggiano ad una velocita’ di circa 60 nanosecondi superiore a quella della luce, una delle costanti ineludibili della natura. Il risultato e’ stato ottenuto nell’esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso) e le anomalie sono state osservate dal rivelatore Opera, che ha analizzato il fascio di neutrini che dal Cern di Ginevra vengono lanciati verso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Una scoperta, quindi, avvenuta nel chiuso del Laboratorio sotto il Gran Sasso.
Il risultato si basa – dicono i dispacci di agenzia – sull’osservazione di oltre 15.000 neutrini tra quelli che, una volta prodotti dall’acceleratore del Cern Super Proton Synchrotron, percorrono i 730 chilometri che separano il Cern dal Gran Sasso e i dati del rivelatore Opera, che saranno presentati oggi a Ginevra, dimostrano che i neutrini impiegano 2,4 millisecondi per coprire la distanza, con un anticipo di 60 miliardesimi di secondo rispetto alla velocita’ attesa. L’analisi dei dati, raccolti negli ultimi tre anni, dimostra che i neutrini battono di circa 20 parti per milione i 300.000 chilometri al secondo ai quali viaggia la luce. Il risultato e’ stato ottenuto con una serie di misure ad altissima precisione, fatte in collaborazione con gli esperti di metrologia del Cern e di altre istituzioni. La distanza tra l’origine del fascio di neutrini e il rivelatore Opera, al Gran Sasso, e’ stata misurata con un’incertezza di 20 centimetri sui 730 chilometri del percorso e il tempo di volo dei neutrini e’ stato determinato con una precisione di meno di 10 nanosecondi, utilizzando strumenti molto sofisticati, come sistemi Gps progettati appositamente per l’esperimento e orologi atomici.
‘’Abbiamo sincronizzato la misura dei tempi tra il Cern e il Gran Sasso con un’accuratezza al nanosecondo e abbiamo misurato la distanza tra i due siti con una precisione di 20 centimetri’’, ha detto Dario Autiero il ricercatore oggi pomeriggio presentera’ i dati al Cern. ‘’Nonostante le nostre misure abbiano una bassa incertezza sistematica e un’elevata accuratezza statistica – ha aggiunto – e la fiducia riposta nei nostri risultati sia alta, siamo in attesa di confrontarli con quelli provenienti da altri esperimenti”. Il Cern stesso rileva in una nota che ‘’considerando le straordinarie conseguenze di questi dati, si rendono necessarie misure indipendenti prima di poter respingere o accettare con certezza questo risultato. Per questo motivo la collaborazione Opera ha deciso di sottoporre i risultati a un esame piu’ ampio nella comunita’’’. I dati saranno quindi presentati oggi pomeriggio in un seminario nel Cern di Ginevra e lunedi’ in un seminario nei Laboratori del Gran Sasso.
“Quando un esperimento si imbatte in un risultato apparentemente incredibile e non riesce a individuare un errore sistematico che abbia prodotto quella misura, la procedura standard e’ sottoporlo a una piu’ ampia indagine’’, ha osservato il direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci. “Se questa misura fosse confermata – ha aggiunto – potrebbe cambiare la nostra visione della fisica, ma dobbiamo essere sicuri che non esistano altre, più banali, spiegazioni. Cio’ richiederà misure indipendenti’.
Un atteggiamento molto serio. Il prof. Antonino Zichichi, uno dei padri del Laboratorio del Gran Sasso, ha detto che se la scoperta fosse confermata, la fisica andrebbe riscritta e dovremmo ricominciare a tentare di capire come funziona la natura. Cadrebbe la celeberrima formula-equivalenza di Einstein (E=mc2), in cui c è la velocità della luce, 300.000 km al secondo circa nel vuoto, che spiega l’equivalenza tra energia e massa, insieme con altri storici basamenti della scienza. Einstein è sempre stato “attaccato” da temerari scienziati che ogni tanto provano a smontare la relatività ristretta (1905), senza però riuscirci, almeno fino ad oggi. Rimane infatti certo che nessun tipo di materia può muoversi più veloce della luce e di tutte le altre radiazioni elettromagnetiche. Potrebbero farlo “cose” prive di massa, e questo smentirebbe uno degli esperimenti tra CERN e Gran Sasso, secondo il quale i neutrini, appunto, non sono privi di massa. Oppure siamo di fronte ad una scoperta davvero rivoluzionaria, e allora il discorso cambia profondamente.
Ma occorre prudenza e soprattutto occorrono conferme. Come si è sempre detto con umorismo “Einstein azzeccava anche quando sbagliava”: aveva infatti scoperto la costante cosmologica, una specie di antigravità, che egli stesso ripudiò considerandola un errore. Invece senza saperlo aveva indovinato.


23 Settembre 2011

Categoria : Scienze
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