Soldi, o l’Abruzzo affoga
L’Aquila – Il sindacalista Gianni Di Cesare della CGIL ha un tono garbato, ma i concetti sono puntuti: l’Abruzzo sta male, sta peggio di tutte le altre regioni. Perdita di pil, di lavoro, di reddito, quasi cento aziende in crisi, forte cassa inegrazione in deroga. Non cita i precari della pubblica amministrazione, forse li ha solo dimenticati, o sottintesi: sono centinaia e vivono un’esistenza quantizzata, pacchetti di mesi, e poi il cuore in gola in attesa di rinnovi che non sempre arrivano. Un dramma per tutti, una tragedia a L’Aquila e cratere. Una ferita sociale purulenta e infetta, da stravolgere centinaia di famiglie ed esistenze abortite.
E’ questo Abruzzo con la febbre a 40 gradi, che ormai ha le traveggole e smania, che domani va portato sul tavolo del governo a Roma. Primo difensore, deve essere la Regione, se non altro per rimediare alla magra sulla zona franca, messa a serio rischio da documentazioni approssimative, arronzate, prodotte da incoscienti e inconsapevoli.
L’incontro è, sappiamo tutti, per domani. Sul tavolo romano il patto per l’Abruzzo, inclusi i fondi FAS (612 milioni?), e soldi per il cosiddetto masterplan. Soldi anche per la cassa integrazione in deroga. Speriamo che qualcuno si ricordi anche dei precari, e chieda risorse anche per loro, altrimenti gli enti locali rimarranno schiacciati tra l’urgenza di rinnovare i contratti, e le ferree recinzioni dei patti di stabilità . Roma ci deve risorse e sostegni, altrimenti non possiamo farcela. Speriamo che la politica abruzzese, e la contiguità ideologica tra i nostri vertici (Chiodi in primis), l’aiuto di Letta e l’attenzione di Berlusconi, producano risultati. Non impegni a parole, perchè la delusione della zona franca è stata troppo cocente per essere digerita. Sono state parole per due anni, e poi una sberla europea che non ti dico. Peraltro meritata. Come possiamo continuare a credere alle promesse?
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