Considerazioni sulla città e sul G8


L’Aquila – Riceviamo dal giovane aquilano Colorizio: “L’Aquila tornerà a volare”, è questo lo slogan più adottato nel Capoluogo da quel tragico 6 aprile. Ma per poter “tornare” a volare, la città avrebbe dovuto trovarsi in volo prima del terremoto. Purtroppo così non era; da anni ormai, soprattutto a causa dell’incapacità politica di chi ha governato negli ultimi decenni la mia città, la situazione era davvero tragica. La città fondava la sua economia esclusivamente sul sistema universitario, nella totale assenza di industrie e soprattutto di turismo.
L’Aquila non volava più da tempo, soffocata da quell’ ”immota manet” che l’ha sempre caratterizzata, pur essendo uno scrigno di rara bellezza, sotto il profilo storico, culturale, paesaggistico, ambientale. Una città da mozzare il fiato per la bellezza dei suoi tesori, ma purtroppo sconosciuta ai più. Così, dalle nostre splendide montagne ai tesori d’arte del centro storico, tutto è sempre stato mal gestito, per nulla valorizzato e del tutto trascurato, con il turista visto più come un fastidio che non come una risorsa.
In questo scenario si è innestata una tragedia senza precedenti, che ha letteralmente cancellato un’intera provincia. I danni sono inimmaginabili e imparagonabili a qualsiasi altro evento abbia colpito la nostra nazione negli ultimi anni. La logica impone che i tempi della ricostruzione, in uno scenario così vasto, non possano certo ridursi a 3 mesi o 3 anni. Non è una questione di Berlusconi o non Berlusconi. E’una questione di sincerità morale, e credo che chiunque voglia essere sincero con sé stesso non possa non riconoscerlo.
Ho visto personalmente un susseguirsi di gesti d’affetto, di partecipazione, di vicinanza non solo economica, da parte di tutta l’Italia, che mi ha sinceramente commosso, unitamente ad un’attenta e costante attività delle istituzioni, a partire dal governo, che secondo me ha fatto finora il proprio dovere.
In questi giorni si svolge il massimo evento politico che una città possa avere l’onore e il privilegio di poter ospitare: il g8. Sarà un’occasione per una città che, prima del sei aprile, è stata costantemente a digiuno di eventi di questo spessore, e quasi certamente resterà nuovamente priva di tali eventi nei prossimi secoli. Voglio infatti ricordare che, solo un mese prima dal sisma, la città era così affamata di eventi, da essere attratta persino dalla fiera del cioccolato, una piccola manifestazione con un gruppetto di bancarelle lungo il corso, forse più adatta ad una piccola realtà di paese che non ad un capoluogo di regione.
Il g8 è quindi un’occasione storica per questa città, per poter essere conosciuta fuori dai propri piccoli, soffocanti confini, per poter far comprendere il proprio dramma al mondo intero, e poter così ottenere un ulteriore impegno, anche economico, a partire dai Grandi della terra che si recheranno in città. E’ un evento che, comunque vada, ha già portato alla città alcune infrastrutture di cui si parlava da decenni, a partire dall’ammodernamento dell’aeroporto di Preturo, che fino a ieri è stato un semplice aeroclub di paese. La decisione di spostare il vertice a L’Aquila, con le difficoltà organizzative che questo comporta, si è rivelato un atto di coraggio e di generosità verso una terra martoriata, che non può non far piacere a chiunque non sia mosso dal pregiudizio ideologico.
Per questo ho difficoltà a comprendere alcune polemiche; d’altra parte la scarsa partecipazione cittadina a queste manifestazioni, in particolare per quanto riguarda le proteste di questa mattina con lo slogan “yes we camp”, sono indicative di quanto una piccola minoranza di persone non possa sicuramente considerarsi rappresentativa dello stato d’animo e dei sentimenti degli aquilani”.


08 Luglio 2009

Categoria : Dai Lettori
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