Denuncia al Papa
(di Carlo Di Stanislao) – Non è la prima volta che ci si prova, ma stavolta la denuncia è partita sul serio, da parte di due organizzazioni americane, il Centro per i diritti costituzionali (Center for Costitutional Right) e la Snap (Survivors Network of those abuse by Priest), che hanno denunciato il Papa, il quanto capo della chiesa cattolica, per gli abusi sessuali dei preti pedofili e chiesto ufficialmente al Tribunale Penale Internazionale dell’Aia, di investigare contro papa Benedetto XVI e altri tre esponenti della gerarchia eclesiale, accusati di avere coperto gli abusi sessuali commessi da membri della Chiesa ai danni di minori. Gli avvocati delle due organizzazioni, in un dossier di 80 pagine consegnato al tribunale de l’Aia, spiegano che la denuncia si è resa necessaria “poiché le azioni legali condotte a livello nazionale non sono state sufficienti a impedire che gli abusi contro i minori continuassero”. Il ricorso, a quanto si è appreso, riguarda in particolare cinque casi di abusi sessuali avvenuti in Congo e negli Stati Uniti e commessi da prelati provenienti dal Belgio, dall’India e dagli Usa. Nella denuncia si chiede alla Corte di “incriminare il Papa” per la sua “diretta e superiore responsabilità per i crimini contro l’umanità degli stupri e altre violenze sessuali commesse nel mondo”. Un’autorevole replica è venuta dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e prefetto emerito di Propaganda Fide: “Qui c’è, dobbiamo dirlo molto concretamente, il solito tentativo anti-cattolico che tende in qualche maniera a offuscare un’immagine che, dal punto di vista umano, è quanto di più prestigioso abbiamo nella nostra società”. E poi: “Queste sono le cose più assurde perché se c’è un amante dell’umanità, per vocazione insita al proprio essere cristiano e per formazione anche culturale e sociale, questo è l’attuale Papa. È la Chiesa che si fa madre e maestra dell’umanità – ha aggiunto il cardinale di Napoli – e invece poi si arriva a queste cose assurde. Mi sembra che siamo completamente fuori da ogni logica”. Se la Corte deciderà di aprire un’inchiesta, sul banco degli imputati finiranno, oltre a Ratzinger, Bertone, Sodano e Levada, con capi di imputazione e responsabilità differenti. Il cardinale Bertone è Segretario di Stato vaticano, il cardinale Sodano è il suo predecessore e il cardinale Levada è il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il posto precedentemente mantenuto dal pontefice, allora cardinale Joseph Ratzinger. È comunque improbabile che la Corte penale internazionale, il primo tribunale permanente per i crimini di guerra, si interesserà sul caso dal momento che non è competente sul Vaticano, che non ha ratificato il suo trattato istitutivo. Lo statuto per la corte, concordato a un vertice internazionale a Roma nel luglio 1998, prevede di indagare su importanti figure del mondo accusati di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità, tra cui stupro, violenza sessuale, aggressione e la tortura. Va qui ricordato che, come anticipato lo scorso luglio, il prossimo 16 settembre (cioè venerdì prossimo), alcune decine di vittime del Belgio di preti pedofili presenteranno una denuncia contro i vescovi belgi, i responsabili della Chiesa cattolica in Belgio e il Vaticano presso il tribunale di Gand. La legale del gruppo del gruppo, Christine Mussche, ha dichiarato al principale quotidiano belga in lingua fiamminga, De Morgen, che sebbene delle circa 80 vittime che inizialmente erano disposte a partecipare alla ‘class action’, alcune hanno rinunciato, la denuncia verrà regolarmente presentata nei prossimi giorni. Secondo vari giornali cattolici, a partire da l’Avvenire, i tentativi di coinvolgere, non più in maniera obliqua e indiretta, Benedetto XVI nelle polemiche che stanno accompagnando la giusta trasparenza su vicende di abusi sessuali e di violenze di vario genere, che sarebbero avvenute in istituzioni educative collegate alla chiesa cattolica, sono destinati a un clamoroso e inglorioso fallimento. Secondo i cattolici il motivo di ciò è molto semplice: l’attuale Pontefice è sempre stato il fautore del massimo rigore nei diversi ambiti che, a vario titolo, influiscono in queste vicende (la formazione dei sacerdoti nei Seminari, la selezione dei candidati al sacerdozio, la loro attenta cura dal punto di vista delle condizioni psicologiche e morali, le regole e le condizioni di vita negli istituti educativi cui viene affidata la formazione della gioventù). Inoltre, i commentatori ammalati di pregiudizio, ostilità ed acredine verso la Chiesa cattolica e verso il suo attuale massimo responsabile, dovrebbero cercare di ricordare che l’organo che si occupa delle eventuali “malefatte” dei membri del clero è proprio la Congregazione per la Dottrina della Fede, per 24 anni presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger già arcivescovo di Monaco. Il quale non ha affatto dormito sugli allori e non si è foderato né gli occhi né le orecchie di prosciutto. Infatti, il Promotore di Giustizia del medesimo organismo. vaticano sopra citato (corrispondente ad una pubblica accusa ndr) mons. Charles J. Scicluna, di origine maltese, che lavora con un pool di otto persone, ha fornito alcune precisazioni ed esaurienti dati statistici sul fenomeno. Tutte cose che molti commentatori in mala fede hanno evitato di riportare. Secondo quanto scrive oggi su Il Messaggero il giurista Antonio Cassese, presidente del Tribubale speciale per il Libano,: ”La Corte non ha competenza, perche’ il Papa e’ l’autorita’ suprema di un soggetto internazionale, la Santa Sede, che non fa parte della cerchia degli Stati che hanno accettato la competenza della Corte penale”. Percio’ il ”problema non si pone, perche’ la Santa Sede -ribadisce Cassese- non e’ soggetta alla competenza della Corte Penale. Ma anche se si ponesse, si dovrebbe dimostrare che il Papa, come autorita’ civile suprema di un soggetto internazionale, e’ colpevole di un grave crimine di omissione, cioe’ di aver colpevolemente omesso di punire, secondo le leggi della Santa Sede, gli autori degli atti di pedofilia di cui stiamo parlando”. Comunque, ora la denuncia americana verrà ì esaminata dal procuratore generale della Corte, lo spagnolo Ocampo e solo fra qualche giorno sapremo la sua decisione. Ricordiamo che l’interesse dei media, nei confronti del fenomeno della pedofilia all’interno della Chiesa cattolica, prende avvio negli Stati Uniti d’America, a Boston, a partire da gennaio del 2002, con l’inchiesta avviata dal quotidiano The Boston Globe, il cui primo caso riguardava la condanna a dieci anni di carcere irrogata a John J. Geoghan, un prete che aveva violentato un bimbo di dieci anni. Il giornale iniziò a pubblicare resoconti di denunce, condanne, dimissioni e insabbiamenti di casi di pedofilia da parte di esponenti del clero cattolico. Nella sola Boston finirono sotto accusa 89 sacerdoti e rimossi dall’incarico più di 55 preti: fu proprio l’estensione del fenomeno, oltre alla sua gravità, a sconvolgere l’opinione pubblica. Dopo questi fatti e gli scandali in Belgio ed Irlanda, in Germania il Vaticano fu accusato di aver ostacolato le indagini dei magistrati relative al collegio gesuita “Canisius” di Berlino e nel marzo 2010 emersero storie di abusi sessuali nell’ambiente del coro delle voci bianche del duomo di Ratisbona. In un discorso ai Vescovi d’Irlanda del 28 ottobre 2006 Papa Benedetto XVI si è duramente espresso contro i crimini dei sacerdoti colpevoli, dichiarando che «è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi”. Affermando inoltre che “l’ottimo lavoro e il generoso impegno della grande maggioranza dei sacerdoti e dei religiosi in Irlanda non devono essere oscurati dalle trasgressioni di alcuni loro fratelli”. In visita a George Bush a Washington nel mese di aprile 2008 Benedetto XVI, rispetto allo scandalo pedofilia che ha investito la Chiesa Cattolica americana, ha affermato: “Proviamo una profonda vergogna e faremo tutto il possibile perché questi fatti non si ripetano più”. Ancora, del tutto recentemente, Il 16 maggio 2011, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato una lettera per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, nella quale si invitano i vescovi ad applicare le norme del Diritto canonico e a collaborare con le autorità civili e a giugno, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha approvato una nuova edizione della Carta per la protezione dei bambini e dei giovani, adottata nel 2002, con il testo che introduce il reato di pornografia infantile e l’equiparazione dell’abuso su incapace a quello su minore.
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