Farmacie comunali, quanto ci costate!
L’Aquila – Alcuni dati spulciati sulle carte del bilancio comunale attirano l’attenzione e suscitano domande. Un cittadino è indotto a chiedersi, per esempio, come mai in una città notevolmente più grande dell’Aquila, come Parma, 120.000 abitanti e un “pil” di tutto rispetto, esistano tre farmacie comunali, mentre da noi sono 5, con un numero sostanzioso di dipendenti e sedi costose.
Le comunali parmigiane, dotate di un aggiornato sito internet, offrono una serie di servizi: consulenza specialistica sull’uso corretto dei medicinali; utilizzo del Manuale di autocontrollo (H.A.C.C.P.) a garanzia costante dell’igiene degli alimenti; preparazione di formule magistrali ed officinali personalizzate; farmacovigilanza, segnalazione immediata alle Autorità competenti degli effetti collaterali di prodotti senza obblighi di prescrizione medica (SOP), di prodotti da banco (OTC) e farmaci etici; disponibilità al pubblico nella farmacia degli elenchi delle specialità medicinali e loro aggiornamento; una costante consulenza specialistica e gratuita sull’uso corretto dei farmaci e degli altri prodotti trattati in farmacia; l’esposizione ai cittadini dei prezzi dei prodotti commercializzati, in maniera chiara e ben visibile; il controllo sistematico sulla qualità dei prodotti parafarmaceutici e/o dei presidi tramite attenta selezione dei fornitori nel rispetto delle normative; la coerenza fra la pubblicità delle vetrine e i programmi di educazione alla salute e di orientamento del consumatore.
Le farmacie comunali aquilane hanno prodotto un utile di poco più di 100.000 euro in un anno, e a questo punto il raffronto con Parma è meglio evitarlo per carità di patria e per non cadere in depressione. Lì, infatti, l’utile si misura a milioni di euro annui. E il numero dei dipendenti è molto inferiore, non solo perchè le farmacie sono soltanto tre, ma anche secondo altri metodi di raffronto.
Frugando ancora, si scopre che la farmacia comunale di Pettino paga un affitto rilevante (si dice 2.500 euro mensili), mentre il locale in cui si trovava in precedenza, sempre a Pettino, era di proprietà comunale e dunque non esigeva una pigione. Sorgono molti dubbi e molte curiosità . Chi sa se l’azienda AFM o direttamente il Comune potranno dissipare dubbi e nebbie. O sbagliano a Parma, o sbagliano qui. Oppure siamo più ricchi noi, in questa città stracarica di debiti e di dipendenti dislocati in comodi nidi e nicchie di potere e sottopotere.
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