Dal cielo lo “steel empire” violato 3.650 giorni orsono


L’Aquila – (di G.Col.) – RICORDIAMO A MODO NOSTRO L’11 SETTEMBRE – (Immagine da satellite) – Scrivendo (3650 giorni dopo) nel momento in cui, 10 anni fa, dagli schermi tv di tutto il mondo (quello che vedevamo in quel momento si trovava in un bar di Viale Persichetti a L’Aquila, erano circa le 16,30) ci inondarono di immagini giunte da New York, vogliamo anche noi parlare dell’11 settembre. A modo nostro.
Tra le vittime, tanti italiani e anche qualche abruzzese. Tra la gente inorridita da quelle immagini, milioni di altre persone e anche noi. Colpire lo “steel empire”, l’impero d’acciaio, come si definiva l’America una trentina di anni fa, fu un evento senza precedenti, inimmaginabile, sconvolgente per tutti. L’America, infatti, è sempre e comunque – anche per chi non la ama, e sono tanti – qualcosa che sta dentro di noi. L’America è una sorta di luogo collettivo, in cui siamo stati o andremo, in cui si svolge e si svolse – a nostra insaputa e forse anche contro la nostra volontà – parte del nostro vissuto. La Grande Mela, poi, è familiare anche a chi non ci ha mai messo piede. Ma, quasi sicuramente, prima o poi lo farà. Non si sa nulla del mondo se non si visitano certe città, certi luoghi.
Un tempo erano Parigi e Londra, oggi è anche e prima di tutto New York: bisogna accettare le cose, anche se non ci vanno giù per qualsiasi motivo. Oppure, forse, a New York dovrebbero davvero recarsi tutti, almeno una volta. E’ una sintesi cruda ma spettacolare del mondo, dell’umanità e della vita.
Vederla colpita, fragile, fumante, piena di macerie, fu traumatizzante. Stupefacente. Lo fu di più, ma questo lo sappiamo solo a posteriori, per chi avrebbe poi visto la sua città, L’Aquila, devastata, sminuzzata: le stesse grida di disperazione, otto anni dopo e a 6.000 km di distanza, per terremoto e non terrorismo; il dolore, la paura, le macerie, la polvere, il sangue e la perdita di persone, di identità, di presente e di passato: per molti anche di futuro. La sola differenza è che Ground Zero è quasi del tutto ricostruito, e che le macerie in Giappone a Fukusima le hanno già raccolte e catalogate. L’Aquila è sempre un cumulo di pietre e di ferite insanabili.
Il pensiero, abbastanza insensato, fu per chi scrive: “Chi sa se è rimasto vivo quel poliziotto originario di Guardiagrele, conosciuto presso Wall Street, dunque a due passi dalle Twin Towers…”. Una persona conosciuta 30 anni fa, quindi forse da tempo scomparsa o in pensione chi sa dove. Pensieri insensati, in momenti emotivi.
Vi offriamo un’immagine che sta infuriando su internet in tutto il mondo: New York colpita, vista da un Satellite Landsat. Ci pare storica come poche altre. E poi, forse ci appartiene un po’, se pensiamo a Telespazio…


11 Settembre 2011

Categoria : Cronaca
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