Agroalimentare europeo, processo incompleto
Controguerra – Ha fallito nei suoi intenti la Dichiarazione di Barcellona siglata nel 1995 con lo scopo di istituire un partenariato economico, sociale e culturale e trasformare il Mediterraneo in uno spazio comune di pace, stabilità e prosperità.
Una riflessione amara partita dal convegno “Il sentiero dei semi. L’agricoltura nelle politiche di cooperazione euro-mediterranea”, svoltosi ieri a Controguerra nell’ambito della rassegna Emergenze Mediterranee. Sotto analisi: gli sviluppi delle politiche di cooperazione e le possibili reti di partenariato – in particolare tra Grecia, Italia, Marocco e Spagna – che hanno promosso e portato a termine la Candidatura della Dieta Mediterranea nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Immateriale dell’Unesco. Un’analisi di prospettiva sul futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione nel Mediterraneo e sulle politiche di cooperazione euro-mediterranee. Un processo incompleto passato attraverso diversi tentativi: dalla “Politica mediterranea globale” del 1972 al “Partenariato euro-mediterraneo” del 1995, modificato nel 2004 con la “Politica europea di vicinato”. Il cosiddetto processo di Barcellona da cui è scaturita la Dichiarazione del 27 e 28 novembre 1995 che avrebbe dovuto segnare una svolta con la costruzione di un modello di partenariato globale, centrato su tre assi politico, economico e culturale, purtroppo fallito.
“La Dichiarazione di Barcellona – ha affermato durante il convegno l’avv. Andrea Serraino esperto in diritto dell’Unione Europea – ha fallito nel suo intento perché sono variate le condizioni geopolitiche sulle quali era basato il suo sviluppo. Oggi la politica di cooperazione euro-mediterranea nel settore agroalimentare è insoddisfacente. L’Europa rischia di ritrovarsi a margine e veder svanire il suo ruolo geopolitico. Nel particolare contesto di crisi economica e politica nel quale ci troviamo proprio le tradizioni locali, le ricchezze del territorio potrebbero costituire un saldo volano di sviluppo e unione”.
Ne è un esempio la città di Controguerra. “Abbiamo costruito negli anni un modello di sviluppo economico e culturale basato sulla tradizione contadina e sulla ricchezza agroalimentare del territorio che ha portato il nostro paese ad essere una delle prime città del vino” ha sottolineato Mauro Scarpantonio Sindaco di Controguerra.
“La crisi economica che stiamo vivendo, la più grave e più lunga dopo quella del 1929 – ha ricordato Leandro Di Donato Presidente della Sezione Italiana dell’Istituto Internazionale del Teatro del Mediterraneo – sta riproponendo in modo drammatico il problema dell’accesso alle risorse. Di fronte a questa crisi ci troveremo a dover operare molte modifiche di modelli di vita, di produzione, distribuzione e consumo. Cibo, terra, acqua ed energia sono i nodi centrali che emergono e che ritroviamo tutti racchiusi nel tema dell’agricoltura”.
L’incremento demografico e l’elevarsi del reddito di fasce della popolazione dei Paesi emergenti sta portando all’aumento esponenziale della domanda di beni e risorse. Oggi il nostro pianeta è abitato da 7 miliardi di persone e si stima che intorno al 2050 raggiungeremo i 9 miliardi. A fronte di ciò, una persona su sette soffre di problemi di denutrizione (nel 2010 erano 925 milioni, dati FAO), mentre il settore agricolo ha perso il 25% dei posti in meno di dieci anni (dati Eurostat) e i prezzi dei cereali stanno crescendo a livello esponenziale per effetto di calamità naturali e per il loro impiego crescente nella produzione di biocarburanti.
“Oggi il sentiero dei semi non passa più per paesi e contrade – ha sottolineato Gabriele Di Francesco docente di sociologia Università “G. d’Annunzio” di Chieti – Pescara – ma per finanziarie e multinazionali in un mercato virtuale che alimenta sistemi di potere e che si allontana sempre più dalla valorizzazione delle ricchezze del territorio”.
All’interno di questo scenario, la via per il futuro sembra passare obbligatoriamente attraverso il sostegno delle politiche di cooperazione agroalimentare e di tutela della biodiversità.
“Abbiamo abbandonato la biodiversità naturalmente presente in natura per tentare di ricrearla artificialmente attraverso la manipolazione genetica – ha ricordato Dino Mastrocola Preside della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Teramo – delle 250 mila specie di piante identificate di cui 80mila eduli, solo 150 sono coltivate e di queste 12 coprono oltre il 90% dell’intero consumo di alimenti di origine vegetale. Tutte le specie che non rispondevano ad un alto tasso di produttività sono state abbandonate”.
EMERGENZE MEDITERRANEE 2011
La diversità culturale è un fatto costitutivo delle società. Un principio che riecheggia in tutto il programma della seconda edizione di “Emergenze Mediterranee”, la rassegna di culture, arti, linguaggi promossa dalla Sezione Italiana dell’Istituto Internazionale del Teatro del Mediterraneo con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. Nel decimo anniversario della Dichiarazione Universale dell’Unesco sulla Diversità Culturale adottata a Parigi nel 2001, Emergenze mediterranee ripropone idealmente l’itinerario tematico dei principi e degli articoli codificati nella Dichiarazione. Identità, diversità, pluralismo, diritti umani, solidarietà internazionale. Spettacolo e approfondimento tematico, nomi noti e volti nuovi si integrano nella rassegna “Sotto lo stesso cielo”, diretta dal Presidente della Sezione italiana dell’IITM Leandro Di Donato con l’ambizione di creare in Abruzzo un osservatorio permanente sui nuovi orientamenti delle culture, dei linguaggi e delle arti nel contesto euro-mediterraneo.
Cinque mesi di eventi per valorizzare i talenti che emergono sulle scene euro-mediterranee e approfondire i temi che animano il dibattito internazionale, coinvolgendo, dal 12 agosto al 9 dicembre, 20 Comuni abruzzesi: Castelli, Bellante, Isola del Gran Sasso, Alba Adriatica, Teramo, Basciano, Arsita, Crognaleto, Mosciano Sant’Angelo, Martinsicuro, Giulianova, Pineto, Torano Nuovo, Tossicia, Castellalto, Montorio al Vomano, Colledara, Campli, Bisenti e Controguerra.
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