Addio a Gildino, sport e onestÃ
L’Aquila – E’ morto Ermenegildo De Felice, per tutti gli aquilani indimenticabile Gildino, uomo impastato di sport, vis polemica, onestà profonda. L’uomo Libertas tanti anni fa, per tanto tempo.
Un esempio che oggi tutti dovrebbero onorare. Lo fanno il sindaco Cialente e il vicesindaco Giampaolo Arduini hanno espresso il cordoglio, anche a nome di tutta l’amministrazione comunale, per la scomparsa di Ermenegildo De Felice. Cialente ha ricordato il suo mandato di assessore comunale allo Sport. “E’ stato un grande amministratore – ha affermato – il cui impegno e la cui onesta’ restano nella memoria di tutti . Era un uomo di sport e ha dedicato tutta la sua vita a questa grande passione”. “L’Aquila e i suoi giovani sportivi – ha seguitato il primo cittadino – devono molto a quest’uomo”. “L’Aquila perde uno tra i piu’ autentici uomini di sport – ha dichiarato il vicesindaco e assessore allo sport Giampaolo Arduini – che ha trascorso la sua intensa vita sempre a servizio dello sport nazionale e cittadino. Ricordo il suo impegno come vicepresidente nazionale della federazione di pattinaggio, che e’ stata una ‘culla’ per intere generazioni di giovani, alcuni dei quali hanno raggiunto anche traguardi di grande prestigio personale e allo stesso tempo, hanno dato lustro e notorieta’ alla nostra citta’. Ultimo ricordo che ho di lui, ma non ultimo in ordine di importanza, e’ la sua premiazione al “Gala’ dello sport” del 20 dicembre 2010, attraverso la presenza della sua nipotina”.
Gildino deve essere ricordato, oltre che per lo sport, per il suo carattere aspro (ma era un cuor d’oro a conoscerlo bene), per la sua capacità di giudicare tutti in base ai fatti, per la conoscenza profonda ed estesa che aveva della città e di tanti suoi “chiachielli” bravi a parlare, inetti nel fare. E Gildino non lo mandava a dire. Gettava in faccia tutti ciò che pensava di loro. Capiva chi valeva, e per lui erano davvero pochi. Ad un certo punto della sua vita, ancora giovane e valido, chiuse le porte e si ritirò in solitudine e silenzio in una casa al margine del bosco, presso Collebrincioni. Lui e qualche animale che gli teneva compagnia. Con la politica chiuse: punto e basta. Non riteneva che il mondo aquilano, come era ormai diventato, meritasse più di tanto la sua attenzione e la sua dedizione, che era assoluta e disinteressata. Se n’è andato, e L’Aquila è sempre più sola.
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