Ricostruzione, giovani che lasciano la città: sintomo di malessere profondo


(di Giampaolo Ceci) – L’abbandono da parte dei giovani della loro città denunciato dal Direttore Colacito, è un sintomo serio che, se diffuso, non deve essere sottovalutato.
A mio avviso però il sintomo va inserito in una tematica ancor più generale: lo sradicamento sociale a cui è soggetta questa città sfortunata.
In tempi brevissimi qui si è “rotto” il tessuto sociale e relazionale che è tipico degli “animali sociali”.
Vivere in gruppo significa socializzare, amare, odiare e relazionarsi con amici, conoscenti e gente con cui si hanno interessi o comuni semplici convenienze.
Questo stato di relazioni fornisce a noi umani un confort psicologico irrinunciabile per il nostro equilibrio emotivo.
La città non è il luogo dove si dorme mail luogo in cui si vive.
Gli inglesi esprimono bene la differenza tra i due concetti riferendosi alla loro casa che diviene “house” per indicare la struttura fisica e invece ”home” per descriverne il contesto più profondo degli affetti che contiene di cui accennavo riferendomi alla città.
La città quindi non è solo palazzi, ma soprattutto relazioni, dove nascono affetti giovanili, o amori maturi, scontri e odi condominiali, simpatie e antipatie, luoghi “ amici” dove acquistare e luoghi” nemici” dove è bene starsene alla lontana perché lì “ti vogliono fregare”.
Il sisma e l’improvvida decisone di puntellare indiscriminatamente tutto ha spazzato via tutto questo. La sera il circolo del bridge non c’è più, anche se l’edificio era agibile. Gli appassionati del gioco ora non sanno più dove ritrovarsi e si sono dispersi, gli studenti hanno cambiato scuola e compagni di classe.
Il bar del centro è chiuso, i giovani frequentano ora altri bar, in altre città. Altre relazioni, altre amicizie altri amori. Con la ricostruzione si potrà tornare magicamente come prima come quando ci si sveglia da un brutto sogno? Temo di no. La ferita resterà per sempre.
Non bisogna non farsi illusioni, bisogna accettare consapevolmente la nuova realtà: Marco, il figlio dell’avvocato è cresciuto, ormai è andato all’università, Gianni invece, il figlio della sig.ra Celestina, si quella che aveva il marito che beveva, si proprio quello . si è arruolato per il militare e sta in Libano. Di Giovanna, la bella studentessa di ingegneria non si sa nulla, forse si sarà laureata o si sarà trasferita chissà dove.
Restano i ricordi un tempo felice o almeno che ci sembrava tale.
I giovani se ne vanno, forse lo avrebbero fatto lo stesso, anche senza sisma di mezzo o forse se ne vanno perché tutto questo patrimonio di relazioni va disperdendosi anno dopo anno e non si trovano più bene in un contesto in cui non si riconoscono. Nessuno lo saprà mai.
Anche queste le responsabilità di chi sta inconsapevolmente ritardando il ritorno alla “normalità” o su chi non sta facendo abbastanza da alleviare il passaggio da una situazione di relazioni solide maturate in decenni in altre “fresche” nate nei luoghi di residenza temporanea, da cui sarà ugualmente doloroso il distacco.


04 Settembre 2011

Categoria : Cronaca
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