ATER? Sì soldi, no case
L’Aquila – Nonostante l’affettuoso, diuturno impegno di Pio Rapagnà e del suo movimento Mia Casa, niente case ATER per i terremotati del cratere. Soldi sì, pronti da un anno; cantieri e lavori, niente. Burocrazia di traverso, con la solita sempiterna scusa: siamo oberati di lavoro, manca il personale, bisogna aspettare. Chi lo dice? Lo dicono l’ATER stesso (l’ente che gestisce le case di edilizia pubblica popolare) e indirettamente il Provveditorato alle opere pubbliche. Uno dei gangli della lentezza statale eretta a sistema. La storia viene fuori dai documenti di Pio Rapagnà , che da anni sollecita tutti i sollecitabili a sbloccare il problema, e riceve dalla politica le risposte che la politica non dovrebbe mai dare: ci stiamo impegnando, faremo, diremo, agiremo. Nessuno dice quando. Intanto la Regione si gode le sue ferie, che sono notoriamente lunghe. La storia è desolante. Il terremoto del 2009 (28, quasi 29 mesi fa) devastò il patrimonio edilizio dell’ATER a L’Aquila e in tutto il resto del cratere. Danni ingentissimi, migliaia di persone senza tetto e confinate nelle ben note sistemazioni “provvisorie”. trascorse moltissimo tempo nell’elaborazione dei dati, nei rilievi, tra beate scartoffie e rigorose perizie tecniche. Una montagna di carte alta poco meno del Gran Sasso d’Italia. Si fecero i conti. Serivano 150 milioni di euro. gran parte dei quali per rimettere in sesto gli appartamenti. Che poi dovrebbero diventare antisismici e sicuri, ma sarà mai davvero così? Arrivarono comunque i soldi, come è avvenuto nel doposisma per ogni cosa. Arrivarono nel 2010. E dove arrivarono, si trovano, perchè per spenderli non è stato fatto nulla. Tant’è vero che, a parte una farsesca inaugurazione di alcuni appartamenti a L’Aquila, spacciati per rimessi a posto, non è accaduto altro di apprezzabile. Pio Rapagnà protesta ancora, imperturbabile, tenace, documentato. Dove si trova il blocco? Dove manca la password? Al Provveditorato alle opere pubbliche, dove si procede a rilento perchè, come dicevamo, c’è superlavoro e poco personale.
Secondo il responsabile dell’ATER dell’Aquila, Merli, i primi appalti “dovrebbero arrivare a fine anno”. S’intende quest’anno, naturalmente, non il 2012, ma chi sa… In tv Merli non se l’è sentita di giurare che sarà così. Ed è comprensibile. Chi se la sentirebbe al posto suo? L’aspetto aberrante di questa, come di altre situazioni (la ricostruzione aquilana tutta intera, per esempio) è che i soldi sono lì, stanziati, utilizzabili, e non si è in grado di farlo. Questa è la situazione per le cosiddette “case popolari” nel cratere.
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