La coerenza non è una virtù
(di G.Col.) – E’ sorprendente, in un paese in cui tutto ciò che conta avviene lentamente, meno l’adeguamento dei prezzi dei carburanti che è velocissimo, la fulminea marcia indietro del governo su piccoli comuni e province. I primi restano, le seconde pure, poi si vedrà . Bisognerà fare una legge costituzionale, in cui appunto prevedere la soppressione di tutte le province e il dimezzamento del Parlamento. Due cose che chi ha più di 40 anni difficilmente riuscirà a vedere. Infatti, ci vorranno decenni, perchè quando si dice “poi vedremo”, in Italia, si dice “non si farà mai”. Ma non si ha il coraggio di usare parole così chiare, e allora si usano frasi generiche, vaghe, come gli appuntamenti a Napoli: ci vediamo “verso le cinque”, non “ci vediamo alle cinque”. “Poi vediamo” è la quintessenza della politica italiana. Il nulla moltiplicato il nulla, che come è noto, dà come risultato nulla. Quindi i nostri bravi presidenti provinciali, capeggiati da quello di Chieti, Di Giuseppantonio, non debbono preoccuparsi più di tanto. Concluderanno i loro mandati e, meritandolo, ne avranno un altro. L’Italia sarà sempre la stessa, nel frattempo, fra una manovra e quella successiva, a colpi di miliardi di euro. E tra disoccupati sempre più numerosi, precari sempre più desolati, consumi sempre più contratti, gioia di vivere in questo paese sempre più tiepida, anzi ormai fredda stecchita. La coerenza non è una virtù italiana. A ben guardare, non è proprio una virtù: appartiene solo a quei quattro fessi sopravvissuti che restano puntuali, precisi, di parola e vivono con decoro. Esemplari in via di estinzione o no? Poi si vedrà .
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