Giampiero, l’uomo del fare, ma senza senza troppi commissari…


L’Aquila – (intervista di Gianfranco Colacito) – Incontrare il sottosegretario Giampiero Catone? Basta la Perdonanza, alla quale ha partecipato accanto al suo collega Letta, anche se le istituzioni aquilane hanno sudato per occultare la sua presenza. Ma non Letta, che con stile e naturalezza ha camminato in corteo accanto a Catone. Purtroppo, la politica fa di questi scherzi. Da prete, verrebbe da dire, se i preti ci entrassero qualcosa. Invece no… Siamo in ambito istituzionale, laico e politico. Piuttosto meschino.
Il sottosegretario all’Ambiente (unico uomo di governo abruzzese, lo sa il Comune?) è seduto al bar del Grand Hotel, tranquillamente in attesa dell’inizio del corteo, alle 15,30, con Luca Angelini e altri suoi amici e collaboratori. Cortesemente, accetta qualche nostra domanda per un’intervista al volo, dopo aver risposto a Rete8, davanti ad un caffè e ad un thè freddo. Napoletano, Catone, di origine, ma gusti britannici. Scegliamo tre argomenti. Il dragaggio del porto canale di Pescara (visto che Catone è sottosegretario all’ambiente, ci azzecca), le macerie aquilane (stesso ragionamento), i fondi europeri che, si dice, qui non si riesce a spendere. Per inerzia, per burocrazia, per inettitudine. Chi sa. Cerchiamo di capire.

Onorevole Catone, come andò per il dragaggio del porto canale, che da trent’anni a Pescara nessuno riesce a fare in tempo? Eravamo giovani cronisti, ogni estate la solita solfa, solo che adesso hanno dovuto chiudere…
—Andò così. Prima ho sbrigato quel che c’era da fare a livello di Governo, quindi sono passato all’ambito locale. E poi si è dato il via all’operazione, che ovviamente non poteva essere fatta durante la stagione balneare. Parte a settembre.

C’è voluta qualche magia, qualche acrobazia?
—Ma no, nessuna magia. Logica, questo sì. Contare quanti metri cubi di fondali c’erano da rimuovere. Nessuno lo sapeva, si è cominciato con poche migliaia, si è arrivati a una quantità ragguardevole. Prima, si procedeva a spizzichi e bocconi, con spese enormi e risultati inutili. Ora abbiamo i fondi, sappiamo cosa c’è da fare, e abbiamo anche le analisi. Abbiamo scoperto… che era possibile, e proceduto, con autorizzazioni veloci. Il commissario Testa penserà a portare a termine l’operazione. Ho passato la mano alle istituzioni locali, che ne sanno più di tutti gli altri. Naturale, no?

Macerie aquilane, tutto fermo, e ricostruzione notoriamente a zero: Non si ricostruisce nulla senza togliere le macerie.
—Secondo me, dipende anche dal fatto che è sbagliato nominare commissari che non sono del posto. Anche perchè facendolo, se ne toglie qualcuno là dove serve, e si porta in un ambiente estraneo. Ne ho parlato anche con il mio ministro, la Prestigiacomo. Non credo davvero che manchino professionalità locali. Quando a operare è uno del posto, lo fa con maggiore competenza e sensibilità per i luoghi che conosce. Quasi con affetto. Insisterò, anche se non sono favorevole a troppi commissari. Comunque, stabilito che si poteva fare diversamente, ora il discorso è locale. Il commissario è l’organismo attuatore. Mi auguro e spero che attui. Altrimenti a zero siamo e a zero restiamo, chi sa per quanto tempo.

Come trova L’Aquila?
—Trovo tutto com’era, non cambia niente. Sembra il 7 aprile 2009… Il Governo nei primi tre mesi ha risolto problemi enormi, ora non capisco cosa stia accadendo qui, localmente, dopo due anni e mezzo. Le autorità locali si assumano le responsabilità. Se i fondi ci sono, e ci sono, è chiaro che il problema è locale. Cattiva volontà. Litigiosità.

I fondi europei ci sono o no?
—Ci sono e come. Sono oltre 350 milioni, da spendere entro il 2013, ma una parte va usata subito, entro pochi mesi.
Abbiamo avuto quello che ci aspettavamo, ma l’Europa non dorme sulle cose. Non fa regali. Dobbiamo spendere presto e bene, e per farlo occorrono bandi, conoscenza delle norme. Bisogna pensare a cofinanziamenti, che sono possibili con il placet del Ministero dell’ambiente. Se non si emanano i bandi, resta tutto fermo.

Chi deve muoversi più di altri?
—La Regione, naturalmente. Gli enti locali, ma su linee guida della Regione. Puntare su ambiente e ricerca, prima di tutto. Le istituzioni debbono mostrarsi competenti e responsabili. L’Europa, ripeto, viaggia ad altre velocità, è un’altra cosa. Muoviamoci.


30 Agosto 2011

Categoria : Le Interviste
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