Minicomuni, pensare a fusioni volontarie
Gioia dei Marsi – UNIFICARE SERVIZI E RISPARMIARE SI’, AMPUTARE NO – (Foto: Gioia dei Marsi e il sindaco Berardini) . Se l’ordine scende dall’alto, non è accettabile, è solo un atto di imposizione e prevaricazione. Se invece a decidere l’accorpamento, la fusione, sono i comuni stessi, si può vedere. E’ l’atteggiamento del sindaco di Gioia dei Marsi, Gianclemente Berardini. “L’accorpamento dei piccoli comuni previsto dalla manovra e’ un’imposizione che non condivido. Piuttosto l’operazione dovrebbe essere demandata alle autonomie locali” dice, auspicando la fusione volontaria tra il comune che amministra e quelli di Lecce nei Marsi e Ortucchio. “Nessuno dei tre comuni e’ a rischio accorpamento – continua il sindaco di Gioia dei Marsi – visto che tutti superano abbondantemente i mille abitanti. Quello che e’ mia intenzione far rilevare e’ che proprio in queste congiunture storiche la vera imperdibile opportunita’ di mettere a sistema un patrimonio intercomunale, protetto dalle incursioni della crisi e dalle corrosioni del tempo”. I tre comuni si trovano in un raggio di tre chilometri e presentano un’omogeneita’ socio culturale derivata dall’interazione intercorsa nel tempo tra gli abitanti. “Oggi non si puo’ negare che la forza politica ed economica, con quanto ne segue in termini di sviluppo e salvaguardia delle organizzazioni civili locali – continua il sindaco di Gioia dei Marsi – soggiace alla rigidita’ della componente numerica (binomio popolazione/elettori), rigidita’ che negli anni ha determinato le incorreggibili sperequazioni tra le zone interne e la costa, tra le citta’ e i piccoli borghi. Allora il sistema della fusione volontaria, concordata e pilotata, produrrebbe proprio all’interno di queste sacche sociali di maggiore sofferenza un virtuoso sistema di recupero e rilancio”.
La vicenda dei piccoli comuni da tagliare (un terzo di quelli esistenti in Abruzzo) mobilita tutti i sindaci, che hanno avuto dal sottosegretario Letta, a Roma, uno spiraglio per sperare in un emendamento. Durante la manifestazione romana, alla quale ne seguirà un’altra a Pescara, notata la totale assenza dei parlamentari abruzzesi. Su un cartello c’era scritto: “2000 piccoli comuni costano come 13 parlamentari”. Allusione chiarissima.
Contrari ai tagli si dicono, intanto, l’UDC abruzzese e la Confcommercio . Tutti d’accordo sulla possibilità di risparmiare accorpando i servizi e riducendo le spese. Ci si domanda a cosa servono le comunità montane, come sono oggi. E si ricorda che spesso i piccoli comuni, i borghi belli e amati dal turismo, sono anche risorsa economica e documento di sicura identità storica e culturale. Tutto questo varrà a indurre la politica ad una revisione di quanto già grosso modo deciso?
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