Celestino e Wojtyla, i costruttori


(di G.Col.) – Cari San Celestino e Beato Wojtyla, voi che foste costruttori, date una mano a questa città dell’Aquila che, quanto a ricostruzione, è a zero. San Celestino, tu fosti costruttore della basilica di Collemaggio e di una nuova chiesa spirituale. Una mano i Templari te la diedero, ma le cose umane passano sempre per il sentiero della venalità. Lo spirito gigantesco, di fronte al quale anche i Cavalieri si inchinarono, lo avevi tu, l’oro loro. E scusa se è poco…
Beato Karol, tu fosti costruttore di un mondo differente, e demolitore di un altro che vedevi come fumo negli occhi, quello delle falci e martello. Forse non per caso amasti questa terra, e la frequentasti, con il pensiero rivolto al tuo “collega” l’eremita del Morrone, il papa del rifiuto. L’umile colosso.
L’Aquila ha la fortuna di avervi, in qualche modo, tutti e due, e di non avere altro che rovine, smarrimento, paura di non farcela. Wojtyla disse: “Non abbiate paura”. Va bene anche per gli aquilani, adesso. Laicamente, molti impetrano una mano. A 28 mesi (quasi 29) dal loro spicinamento. Possono bastare, tanti mesi di penitenza, per un perdono? Speriamo di sì. Altrimenti, qui persisterà il buio che aleggia sul centro, quando scende il Sole. Un buio afoso in questi giorni, che presto sarà gelido, come quello precedente e l’altro prima. Nessun politico si offenda, ma la gente conta molto di più sui due papi (quello di sette secoli fa e quello polacco), che su altri. Difficile darle torto.



26 Agosto 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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