Superare il disagio causato dal terremoto


L’Aquila – (di Cristina Mosca) Stefania Silvidii è la presidente dell’associazione Arte Suoni Colori (Asc, www.artesuonicolori.com). In anni di progetti e laboratori creativi gratuiti, portati avanti con fiducia e tenacia, partendo dal piccolo centro di Rosciano (Pe) è riuscita a diffondere nei Comuni limitrofi la consapevolezza che l’arte e il gioco sono fondamentali per lo sviluppo di un bambino. Quest’anno il suo progetto “Percorsi tra arte e tradizione – Tradizione e linguaggi espressivi” è tra i vincitori del bando per la progettazione sociale “Emergenza Abruzzo”, promosso dal Comitato di gestione e del coordinamento dei Csv dell’Abruzzo e realizzato con Acri, Consulta nazionale Co.ge., CsvNet, Convol e Forum del Terzo Settore. L’obiettivo è di intervenire sul recupero del disagio psico-sociale provocato dal trauma del sisma del 6 aprile 2009, favorendo la partecipazione attiva della comunità e la comunicazione tra le generazioni. Per la prima volta, infatti, il ciclo di laboratori creativi “Vivi il tuo spazio” dell’Asc, destinati solitamente a giovani fra i 3 e i 14 anni, quest’anno prevede la partecipazione di tutte le fasce di età. Cominciati a giugno nei Comuni del “Cratere” pescarese Torre de’ Passeri, Brittoli (con il coinvolgimento del Comune di Civitaquana), Montebello di Bertona e Popoli, i laboratori proseguiranno questo autunno per i residenti dei Comuni del “Cratere” aquilano Fossa, Pianolo e Roio.

Che situazione hai trovato nella prima fase di “Percorsi tra arte e tradizione”?
«Nel territorio del “Cratere” è possibile affermare che l’Abruzzo è ancora lontano dall’uscire dalla crisi. Le nuove realtà socioeconomiche non hanno avuto la capacità di affermarsi in maniera stabile per difficoltà dovute alla frammentazione del tessuto economico-sociale e alla mancanza di investimenti nella formazione e nell’innovazione. Quello che ci interessa indagare e tematizzare attraverso i laboratori espressivi è la dimensione collettiva che caratterizza il processo creativo. Una dimensione collettiva che è ancora turbata: solo per fare un esempio, la prima cosa che ho notato nello svolgere il mio laboratorio di pittura dedicato al Mandala, in cui i partecipanti sono liberi di dipingere a piacimento, è stato un netto predominare di colori molto scuri e poco luminosi».

Che situazione vi aspetta nella seconda fase, quando vi sposterete più vicino all’epicentro?
«Maggiore diffidenza e maggiore demotivazione, maggiore disinteresse verso varie tipologie di proposte; e poca fiducia nel proprio futuro. Con i laboratori che realizzeranno gli operatori del MuBAQ (Museo dei Bambini dell’AQUILA), cercheremo di portare entusiasmo creativo attraverso la a realizzazione di opere pittoriche e di artigianato contemporaneo, per incrementare la fiducia in se stessi e la gratificazione, tanto che tra i nostri primi obiettivi c’è che si costituisca un’impresa sociale in almeno uno dei territori in cui stiamo svolgendo i laboratori. La cosa più importante è riconoscere le proprie emozioni ed essere consapevoli di come queste influenzino il comportamento, in modo da riuscire a gestirle e a regolarle in modo appropriato. Il metodo è un po’ come quello del problem solving: saper affrontare e risolvere in modo costruttivo i diversi problemi che, se lasciati irrisolti, possono causare stress mentale e tensioni fisiche. Lo sviluppo della creatività aiuta a far affrontare in modo flessibile ogni genere di situazione, a saper trovare soluzioni e idee originali: di conseguenza contribuisce anche al “problem solving”, permettendo di esplorare le alternative possibili e le conseguenze delle diverse opzioni».

Quali sono i comportamenti che la popolazione dovrebbe evitare in situazioni di traumi collettivi?
«In una popolazione che ha assistito alla radicale trasformazione del proprio territorio e della propria quotidianità si sviluppa un forte bisogno diffuso del recupero della propria identità culturale. La risposta a questo bisogno è, perciò, sempre nell’ascolto attento. Sì a comportamenti costruttivi, no a quelli distruttivi. Non bisognerebbe interrompere, parlare troppo, ironizzare, né tantomeno attaccare, colpevolizzare, esercitare pressione o minacciare. È importante mantenere aperto il dialogo, ponendo domande, dando informazioni, rispondendo senza aggressività e possibilmente parlando sinteticamente».


25 Agosto 2011

Categoria : Le Interviste
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