L’ombrello bianco e il bunker tripolino
(di G.Col.) – (Foto: il rais e una delle amazzoni, due anni fa) – Si racconta che le amazzoni superaddestrate di Gheddafi non fossero tutte belle, bensì tutte sicuramente pericolose. E comunque dotate di due tette, non di una come le amazzoni del mito. Si racconta che il rais, appena due anni fa a L’Aquila per il G8 con i grandi del mondo (alcuni taccagni, come Obama Barack che non ha regalato ai terremotati se non la sua presenza e il celebre abbraccio alla Pezzopane), si soffermasse a guardare il profilo delle montagne e le fitte boscaglie. Molto insolite per uno che amava le dune nel deserto libico. Si favoleggia anche, e ci sono cronisti pronti a riferirne come se l’avessero visto cum oculis, che il colonnello supermedagliato e supermostrinato volle scendere dalla sua limousine lungo la ss.17 tra L’Aquila e Antrodoco, per passeggiare qualche minuto riparato da un ombrello bianco. Il Sole picchiava forse quasi quanto quello del Sahara? Patemi delle sue amazzoni e dei servizi di sicurezza.
Chi sa quanto di vero e quanto di fantasioso c’è in questi racconti, che rispuntano dagli archivi dei mass media. Ci soffermiamo, comunque, a pensare a quell’uomo riverito da noi occidentali leccanti e assetati del suo petrolio, che oggi è scomparso, fuggito da uno dei suoi bunker forse lungo misteriosi cunicoli scavati verso il mare. Storie che sanno di romanzo, ma che soprattutto dimostrano che sappiamo solo bombardare e sprecare miliardi in armi tecnologiche, ma abbiamo dimenticato come si cerca e trova un uomo. Che ci fa tutti fessi e sparisce come un miraggio nel deserto. Lo stesso che solo 700 giorni fa veneravamo, giustificando persino le sue pagliacciate tra tende, ori, turbanti, cavalli e predicazioni di proselitismo religioso. Allora Gheddafi era pittoresco, strambo, altero, ma soprattutto padrone di buone riserve di petrolio di ottima qualità . Tanto basta. Oggi è nella polvere, anzi, nella sabbia, e corriamo a venerare altri.
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