E il giglio sbocciò dalla croce
L’Aquila – (G.Col.) - (Servizio foto: in evidenza la croce e la Caliendo, sotto nel page il sindaco De Nuntiis, mons. D’Ercole e mons. Molinari, la croce e Gianfranco Giustizieri) – Laura Caliendo è una donna gentile e silenziosa. Non perchè non abbia niente da dire, come capita a molti. Ha sensazioni, emozioni, pensieri, perchè è un’artista, e per di più un’artista che usando l’oro e altri preziosi “cementi” fa croci per la Perdonanza. Quella di quest’anno, presentata oggi nella gioielleria al Pegaso di Sassa, in cui la Caliendo lavora con il marito, ha visto sbocciare un giglio, fiore della purezza. La croce è il perdono, la resurrezione (dell’Aquila devastata), il giglio un antico simbolo “scoperto” da un elzeviro sul Giornale d’Italia della scrittrice aquilana Laudomia Bonanni. Una storia che va raccontata, perchè bella e semplice, e può dare a L’Aquila dolorosa e prostrata dal suo destino sismico (corsi e ricorsi storici, l’ultimo nel 2009, ma altri nei secoli passati) un filo di speranza. Dall’oro e dall’amore nel cuore di una croce, e in nome di Celestino V. Ce n’è in abbondanza.
Gianfranco Giustizieri, il più autorevole bonannologo, studioso, scrittore, cultore di storia e di aquilanità di alto profilo, riscoprì l’elzeviro della Bonanni, risalente a una cinquantina di anni orsono. A naso in su come faceva sempre, la silenziosa Bonanni aveva notato nelle stradine aquilane, agli angoli dei palazzi storici (e ancora ve ne sono) dei gigli di ferro emergenti dal muro, coincidenti con le funi metalliche che “tengono stretti” i muri degli edifici. Le funi applicate dopo o prima dei terremoti, efficaci e ancora oggi sostanzialmente in uso nelle ristrutturazioni antisismiche. All’estremità di queste funi, i gigli. Purezza del fiore, ma anche rinascita, sicurezza. I gigli, secondo Giustizieri, colpirono la scrittrice. Altri studi e ricerche valsero a chiarire meglio. L’idea colpì l’artista Caliendo. Perchè non cogliere l’occasione della Perdonanza per inserire in una croce il fiore? E siamo giunti ad oggi. Presentazione con il sindaco di Scoppito Dante De Nuntiis e con i vescovi Molinari e D’Ercole. Intima soddisfazione di chi, legato alla Bonanni, vede finalmente una bella e colta manifestazione di legame tra la città e la sua figlia, che riposa nel cimitero locale. Ha voluto che fosse scritto sulla tomba “cupio dissolvi“, voglio dissolvermi, essere dimenticata. Non è così: è fiorito il giglio. Dopo un ennesimo terremoto. C’è chi non devozione e sapienza ricorda la scrittrice, e la lega al rinascimento della città . Ironia della sorte: tutto è accaduto al Pegaso di Sassa, pochi metri da una stradina sconnessa e campagnola che il Comune scelse per intitolarla alla Bonanni. La stradina che percorreva, ventenne, per andare ad insegnare a Santi di Preturo, scesa dal treno, tra rovi e fango, cani randagi e asinelli con le some stracariche.
Non c’è mai stata neppure una targa toponomastica. Tutti hanno dimenticato, cancellato, cassato con un colpo di penna. Altro che “penna dell’Aquila” ! Il giglio profuma ancora di più.
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