I morituri affilano le armi
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Prima di sopprimere sindaci che non costano nulla, tagliate la metà del Parlamento, che costa moltissimo. I minicomuni condannati a morte non vogliono morire. In Abruzzo sono 105, un terzo di quelli esistenti. I 15 della provincia di Pescara sono i primi a organizzarsi e a riunirsi, lunedì, nella sede della Provincia. Affilano le armi, non ci stanno a recitare il ruolo imposto di morituri. Ma al contrario dei gladiatori nelle arene romane, non dicono “ave Caesar, morituri te salutant“. Alzano la voce e producono carte con conti, cifre, elaborazioni. Ironia e sarcasmo, talora.
Si viene così a sapere che il costo di un piccolo comune come S.Eufemia a Maiella è di 15-16.000 euro l’anno, addirittura più basso quello di un comune più piccolo. “Costiamo come tre deputati” notano alcuni sindaci. Forse costano meno, tuttavia, perchè da quel che si sa, tre deputati superano di parecchio quella somma. Perchè prima di cancellare migliaia di comuni, non attuano il buon proposito di dimezzare il Parlamento? Certamente, al di là di ogni ragionevole dubbio, un sindaco attivo di un paesino qualsiasi (che all’occorrenza fa di tutto, compreso lo sfalcio dell’erba, e gratis), è molto, molto più utile di un deputato assenteista, clientelare, ignoto ai più, apparente nella realtà sociale solo sotto elezioni.
La provincia di Pescara paga con 15 comuni, altre province con un numero molto più elevato. E siccome la regola dei 1000 abitanti è cieca, taglia anche un comune di Santo Stefano di Sessanio, dove l’istituzione sicuramente ha prodotto, insieme con i privati e qualche cervello pensante sporadico, grandi risultati. Turismo a profusione, mostre, restauri, attività produttive. Sarebbe accaduto lo stesso se non ci fosse stato un comune? Forse no. E’ normale che ad un comune al quale mancano sei abitanti per arrivare a 1000, si prospetti la forbice? Chiaramente, con qualche sveltina, qualche residente nuovo si rimedia, e così si fa fesso il Governo. Che fa i conti, ragionereggia, contabilizza, sforna numeri, ma difficilmente ragiona…
Tra gli argomenti che i sindaci non disposti a farsi inumare precocemente, ce ne sono di solidi. Sopprimere e accorpare i comuni? Si cancella l’identità , non si tiene conto di ragioni storiche e umane, si ciancia di unificazione dei servizi per risparmiare. Ma in tanti comuni i servizi sono unificati da almeno 10 anni, lo sanno a Roma? Chi non sa, per esempio, che i segretari comunali “si fanno” due o tre comuni? Ci sono persino ragionieri e vigili urbani “unificati”, ma questo accade da sempre. Forse Roma non lo sa, e neppure la Regione se n’è mai accorta. Togliere dalle tasche di un minisindaco i circa 500 euro che raggranella al mese non servirà a molto, dicono tanti primi cittadini, abituati anche a pagare di tasca alcune prestazioni per le loro comunità . O sono i circa 100 euro annui dei consiglieri a rovinare lo Stato? Le sedi comunali costano troppo? Quelle sì, si possono in qualche caso unificare. Il comune di Barete potrebbe benissimo essere ospitato (come uffici) in uno dei comuni vicini, in Valle Aterno. Le soluzioni si possono studiare. La falce delle soppressioni potrebbe tagliare sia il grando che il loglio. A molti questa soppressione di massa sembra una soluzione all’italiana, cioè muscolare e vistosa, ma poco efficace. Del resto, questo è il paese (di Pulcinella, lo sappiamo) che fino a pochi anni fa istituiva nuove province, e ora le taglia… Dove sono finiti la dignità della politica, la logica, il raziocinio, in una sola parola la serietà ? Governare l’Italia non è difficile, è inutile. Parole di Benito Mussolini. Se vi dispiace che le abbia dette, fa lo stesso: aveva ragione, e la storia lo conferma ancora oggi.
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