Politica: solitudini, liti, silenzi e la non-ricostruzione


L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: L’Aquila dal cielo. La visione di chi arriva o di chi va via?) – IdV bicefala, Pd silente, sindaco litigioso, PdL che tiene in pugno saldamente la scena, commissari da tutte le parti, ricostruzione a quota zero, cittadini o scoraggiati o incazzati. Niente è normale nel dopoterremoto aquilano, che dura da 28 mesi e ha tutte le intenzioni di durarne almeno altri 28. Se non di più. La politica aquilana non è mai stata, fin da molto prima della caduta della città il 6 aprile 2009, sotto il maglio del terremoto non previsto ma predetto da anni, un modello al quale ispirarsi. Cadde come le mura di Gerico.
PICCOLE DIMENSIONI – Politica modesta, riduttiva, piena di livori e di contrapposte inettitudini, da cortile, minimalista, rissaiola per vocazione: è sempre apparsa a tutti solo un’arena casareccia e polverosa, per scontri di potere, carriere, arricchimenti. Niente di buono, niente di costruttivo per una città ridotta ad un’unica incompiuta, culminante con record clamorosi tipo la metropolitana o il Gran Sasso. Record senza uguali in Italia. Ovvio che dopo il terremoto, le cose dovessero peggiorare. Ma nessuno avrebbe potuto pensare che sarebbero andate peggio che nel 1703, anno dell’ultima distruzione prima di quella – predicibile, se non prevedibile – del 2009.
Invece, stanno andando proprio peggio.
IL DESERTO DEI TARTARI – L’ultimo segnale di sbandamento è la contrapposizione nell’IdV, forza in cui qualcuno sperava, grazie anche alla vicinanza geografica del leader Di Pietro, nativo di Montenero di Bisaccia. Tutto il resto è attesa, di cosa nessuno lo sa, come nel celebre romanzo “Il deserto dei Tartari” di Buzzati. Una irreale fuga del tempo, una comunità incasellata e imprigionata in attesa di chi sa che cosa. Forse nulla.
E GLI ALTRI? – Guardiamoci intorno. Il PdL ha saldamente in mano l’Abruzzo e i gangli del potere, e governa il 90% del territorio, compresa la provincia aquilana. Che faccia bene o male, è alle redini e guida. Il commissario Chiodi pur soffrendo, manda avanti la baracca regionale e agisce da commissario a L’Aquila. Con tanti altri commissari, qualcuno dice davvero troppi. Ma senza staremmo meglio?
RICOSTRUZIONE – Soprattutto, se il bastone di comando fosse rimasto a L’Aquila, la ricostruzione sarebbe cominciata? Già, perchè in fondo il vero problema è quello. Sugli altri si può ragionare. Disoccupati, precari, inoccupati, rovinati dal sisma, avrebbero sicuramente qualche chance in più, se la città stesse tornando in piedi. Non è così. Anzi assistiamo a due evoluzioni che un po’ mettono paura: l’assessore Di Stefano dice che ormai ci siamo e consegna pacchi di carte al vice commissario Cicchetti. Il Comune non dice una parola, non spiega, non delucida. Il sindaco continua a dire due volte al giorno che la ricostruzione è ferma, che si sente solo, che sono tutti contro di lui. In diversi lo esortano ad andarsene. Ma se se ne andasse, le cose migliorerebbero? Chi avrebbe il coraggio di sedersi sulla sua poltrona?
L’ECTOPLASMA – Solitudini, liti continue, silenzi. Come quello del PD, partito ectoplasma a L’Aquila, che sostiene in modo tiepido e formale il suo sindaco (ma senza farlo sapere troppo in giro, perchè non è un mostro nella comunicazione, bensì goffo come un insetto nell’acqua) ma forse spera anche lui che se ne vada. Il resto del panorama (politico) è più o meno simile a quello di Onna vecchia. Non un personaggio forte, o almeno uno che voglia imopegnarsi; non un’eccellenza, non un’opposizione, non una maggioranza. Solo qualche personaggio affacciato alla finestra in attesa delle candidature alle amministrative.
IL NON POLITICO – Abbiamo chiesto all’unico candidato sindaco che ci sia, Vincenzo Vittorini per LCV (L’Aquila che vogliamo), perchè non sia molto presente sulla stampa. La risposta è stata lineare ed eloquente: “Per ora non serve. E’ la gente che ci cerca, ci avvicina, ci chiama, ci esorta, ci sprona. Perchè trovarsi sui giornali ogni giorno?”. Troppo educato per aggiungere: “Altri occupino il loro tempo litigando, sbraitando, dichiarando. Noi sentiamo le persone e non litighiamo con nessuno”. Bella lezione di politica da un non politico. Ma che forse a scuola ha imparato che politica viene da polis, che vuol dire città in greco.


19 Agosto 2011

Categoria : Politica
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