Dal Comune dell’Aquila
L’Aquila – “E’ CHIODI CHE DEVE DIMETTERSI DA COMMISSARIO” – Scrivono Piero Pezzopane e Angelo Mancini: “Non è possibile, alla luce di ciò che tangibilmente vediamo, chiedere le dimissioni di Gianni Chiodi e di Massimo Cialente, indicandoli, sullo stesso piano, come responsabili del cattivo andamento della ricostruzione e dell’assistenza alla popolazione post sisma.
E’ Chiodi che deve andarsene come Commissario. E con lui tutte le strutture e le costosissime e inutili consulenze che ruotano attorno alla Sge e, più in generale, all’organizzazione che attiene alla ricostruzione e all’emergenza.
La città è commissariata e questo sistema sta ingessando pratiche, assegnazioni di alloggi, concessioni di altre forme di assistenza. Ogni sistema di commissariamento va eliminato; chiedere le dimissioni del Sindaco, oltre che essere ingiuste quanto al lavoro svolto finora da Cialente, vuol dire aprire il campo a un altro commissariamento. Ipotesi che va stroncata sul nascere.
Oggi tutti hanno compreso che il commissariamento di Stato delle problematiche connesse alle conseguenze del terremoto di due anni fa è un modo per fermare il più possibile tutti i processi connessi, a cominciare dalla ricostruzione delle case. Settantasei decreti del commissario Chiodi non sono serviti a fare chiarezza su come si può ricostruire, su come la gente può tornare nella propria abitazione. A volte confuse, a volte contraddittorie, queste norme ha spesso creato problemi a professionisti e famiglie.
A questo punto, non si può non pensare che tale stato di cose sia funzionale a rendere quanto più lenta possibile la ricostruzione, per via dell’assenza di fondi sufficienti per sostenere tutti i progetti. Se infatti avessimo regole certe – cosa che tanto la gestione della Protezione civile, quanto l’attuale struttura commissariale non hanno mai fornito – potrebbero partire tutti i lavori di ricostruzione. E i fondi per finanziarli non ci sono, dal momento che il Governo ha investito risorse con il contagocce sulla rinascita del cratere sismico. Non dare regole sicure coglie l’obiettivo di frenare la ricostruzione e mette in condizione lo Stato centrale di raffreddare la spesa per i terremotati. Questa è la triste realtà.
E con il commissario Chiodi va cancellata la Struttura tecnica di missione e in particolare il suo coordinatore Fontana. Una macchina che fagocita soldi pubblici e che non mette in condizioni enti e professionisti di pianificare una ricostruzione rapida ed efficace. In questo ambito esiste una diabolica linea di continuità con la gestione effettuata dalla Protezione civile, che ha prodotto ordinanze per le case A, B e C in cui l’elemento sicurezza è stato completamente trascurato. Idem è stato fatto per le case E, dove l’unica, concreta possibilità di raggiungere un adeguato standard di sicurezza – il limite minimo del 60% previsto dall’ordinanza n. 3790 non può certo essere considerato un parametro di sicurezza accettabile – è quello della sostituzione edilizia. Ma questa può avvenire esclusivamente attraverso la compilazione di una tabella per la valutazione della convenienza economica a ricostruire rispetto alla riparazione. Una tabella che la Struttura tecnica di missione ha cambiato quattro-cinque volte, facendo impazzire i tecnici di fiducia delle famiglie e creando tutti i presupposti per drenare la consegna delle pratiche. Stesso discorso per l’aspetto complessivo degli immobili E che, se seconde, terze o quarte case, non vengono finanziati. Così, non si ricostruirà mai.
Deve andare via Antonio Cicchetti, vice commissario con delega all’Assistenza alla Popolazione, sotto la cui guida si sono consumate delle paradossali ingiustizie a carico dei terremotati aquilani. Peraltro, non ha mai messo mano a quella terribile discriminazione che continua a penalizzare gli eredi delle vittime del sisma, che, ai fini dell’assistenza e della ricostruzione, non hanno alcun beneficio se sono diventati eredi dopo il 5 ottobre 2009. Come se fosse una data a stabilire il peso di una tragedia così immane come il terremoto.
Deve essere cancellata la filiera Fintecna-Reluis-Cineas, un esempio negativo di burocrazia dei progetti per la ricostruzione, che costa 12 milioni di euro l’anno. Il Governo ne dia uno al Comune dell’Aquila e gli consenta di costituire un vero ufficio deputato all’esame delle pratiche di ricostruzione.
Oggi si dilapidano ingenti capitali pubblici per finanziarie un’inutile organizzazione deputata a risolvere i problemi dell’emergenza e della ricostruzione e che, peraltro, non raggiunge nemmeno questi obiettivi. Lo Stato può risparmiare allestendo un rapporto diretto con i Comuni interessati e i risultati sarebbero migliori per tutta la collettività.
Per tutti questi motivi è Chiodi che deve dimettersi e le strutture connesse vanno tolte. Non certo Cialente. Il Sindaco ha accettato solo all’inizio di far parte di un’organizzazione commissariale, pensando che quella fosse una situazione ottimale per L’Aquila. Ma da una parte oggi le cose sono cambiate e lui si è accorto del “mostro” che era stato creato e con il quale non si poteva più convivere; tanto è vero che si è dimesso dalla carica di vice commissario e di ciò bisogna dargli atto. Dall’altra c’è sempre una bella differenza tra i nominati (Chiodi come commissario) e coloro che sono stati eletti (Cialente come Primo Cittadino). Per cui, vanno sostenute le richieste di dimissioni per il primo, non certo quelle per il secondo.
Non c'è ancora nessun commento.